Politica

Guerra e propaganda

La comunicazione, la propaganda, non sono il forte degli occidentali, alla vigilia della guerra che si scatenerà in Iraq. Al contrario, la comunicazione e la propaganda sono il pascolo ove ingrassano le greggi del pacifismo europeo.

Ciò indebolisce, ogni giorno di più, il fronte composto da quanti non intendono piegarsi al vento dell’antiamericanismo, rendendoli timidi, poco inclini ad esporsi, dubbiosi sulla reale affidabilità degli uomini che popolano i vertici della politica statunitense. Il differenziale di comunicazione e propaganda è così forte, da confondere le idee a chi credeva d’averle chiare.
Si prenda la questione del petrolio: non c’è pacifista che non ammicchi agli interessi petroliferi che si assume siano legati alla volontà bellica. Laddove, all’esatto opposto, è il capo ideologico del pacifismo opportunista, il presidente francese, ad avere il quasi monopolio di quegli interessi. Si prenda la questione dell’ONU: attaccare senza il suo consenso, si dice, arrecherebbe un irrimediabile danno alla funzione ed all’autorevolezza di questo consesso. Laddove, all’esatto opposto, è il fatto che si consenta ad un dittatoriello sanguinario di infischiarsene delle decisioni dell’ONU che rende quest’ultimo pericolosamente incline a divenire una burletta. Si prenda il tema dell’Europa: accompagnare lo sforzo bellico statunitense significa dividerla e toglierle peso politico. Laddove, all’esatto opposto, sono proprio due leaders in fortissima crisi, di legittimità il francese e di voti il tedesco, a cercare nella rottura dell’Europa e della solidarietà atlantica un appiglio per galleggiare sulle agitate acque della loro politica interna.
Dove sono le cronache dell’opposizione politica in Francia od in Germania? Cosa si racconta del consenso di cui può giovarsi Putin, laddove tutti gli altri paesi che furono sotto il tallone comunista sono oggi sul fronte opposto? Mistero. Mentre non si lesinano servizi ed analisi sulle opposizioni che si muovono a Washington od a Londra. Dove sono gli intellettuali e gli uomini dello spettacolo che hanno a cuore il rispetto dei diritti umani ed il rispetto delle decisioni ONU? Mentre cresce la schiera di quelli che sentono il forte richiamo del rispetto della pace.
“L’impero americano”, come dicono gli europisciasotto. L’impero è scarsino in propaganda, mostra tutte le debolezze di una democrazia, si arrovella nel tentativo di conquistare un mandato dell’ONU, si lascia bollire al fuoco lento e micidiale dell’attesa. Sì, certo, anche da quelle imperiali parti ci sono quelli che parlano troppo, che straparlano, che frequentano la politica estera come un passatempo, ma io ricordo il dileggio raffinatamente culturale con il quale si prendeva per le chiappe Regan, il dispiegarsi di buoni sentimenti e papaline benedizioni per impedire lo schieramento degli euromissili. Ricordo, e ricordo che, fortunatamente, rimase folklore di sottosviluppo europeo.
Lo strapaese eurodecadente non ha dismesso le sagre del profitto e dell’impotenza. Noi continuiamo a stare dall’altra parte.

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