Politica

Hanno visto l’orrore

L’errore che vedemmo e denunciammo sarà corretto. Se in politica fossero un po’ più numerosi quelli che ragionano liberamente, e non si spaventano a farlo, non sarebbe male. Sparisca l’obbrobriosa sospensione della prescrizione, il limite temporale non è più legato ad un apodittico giugno 2002, ma coincide con la concessione dell’indulto, nel maggio 2006, e la sospensione riguarda le pene che abbuona, fino a tre o quattro anni. Si prende atto che sono tutti processi già morti, allineando la legge alla dottrina seguita dalla procura di Torino. C’è chi lamenta, adesso, che si tratta di un’amnistia mascherata. Noi lo scrivemmo quando vararono, a larghissima maggioranza, l’indulto, sostenendo che non sarebbe servito altro che a scarcerare dei colpevoli, se non accompagnato da amnistia. Ora il nodo viene al pettine, sebbene quando il danno è già fatto. Una cosa nata male difficilmente diventa buona, questa sarà archiviata fra le inutili.
E adesso? Maggioranza ed opposizione hanno visto l’orrore. La prima ha vissuto l’incubo della guerriglia giudiziaria, secondo un copione già conosciuto e già perdente. La seconda ha sentito l’alito pesante del giustizialismo reazionario, capace di asfissiarne l’avvenire. Se non vogliono crepare sotto il peso dei rispettivi scheletri, hanno il dovere di restare in tema e dirci quel che pensano per il futuro della nostra giustizia, che è sempre la più scassata e zozza d’Europa. A destra ed a sinistra dicano cosa pensano di fare per la separazione delle carriere, per la cancellazione dell’obbligatorietà dell’azione penale, per l’impostazione della politica giudiziaria, per rendere effettive le pene, per informatizzare il processo e far cessare lo scandalo di tribunali che procedono con la lena dei bradipi. Non hanno alternative, perché senza coraggio riformista sarà la parte peggiore di ciascuno a divorare il resto.
Fin qui, sia chiaro, s’è parlato di roba inutile. Da una parte cercando di contrabbandarla come esigenza generale, dall’altra osteggiandola per cinico propagandismo. Un collettivo suicidio della ragione. Si cambi totalmente registro, ed il primo che si rivolgerà agli italiani parlando di giustizia, di come farla funzionare, e non delle miserie proprie, rischia addirittura di passare alla storia come un benefattore.

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