Politica

I comdandamenti prodiani

Il primo comandamento è rivolto a Veltroni ed al partito democratico: non avrete altro governo che il mio. Il secondo ai partiti più piccoli: non avrete altra salvezza che in me. Il terzo all’intero mondo politico: sono l’unico alternativo a me stesso, perché se cado si va ad elezioni e dato che non ho governato un’intera legislatura mi ricandido e spiego dove se lo possono mettere, il popolo dei gazebo, quelli in fila per designare il designato capo del nuovo partito. Il quarto, e ultimo, è rivolto al Paese: i conti sono risanati, ora alziamo i salari, abbassiamo le tasse, rilanciamo la produttività, cancelliamo il precariato, salviamo l’ambiente e gnocchi per tutti. Il quarto è l’unico comandamento prodiano di cui nessuno discute, giacché nessuno è così fesso da prenderlo sul serio.
Prodi sa benissimo che se anche riuscisse a sfangarla non avrebbe comunque nessuna possibilità d’offrire all’Italia quelle riforme profonde e strutturali che, sole, possono restituire forza alla produzione di ricchezza. Ma il suo è il cinico e realistico calcolo di chi non vede alternative plausibili, di chi non si sente ostacolo perché non vede alcuna gara in corso, e, pertanto, profitta fin che può, tessendo instancabile la tela del potere reale, sua stella polare fin dai tempi (mai finiti) delle partecipazioni statali. La sua debolezza estrema sta nel mancare completamente di strategia. La sua forza è che neanche gli altri ne hanno una. Sommate, queste sono le debolezze che tagliano le gambe all’Italia.
Intendiamoci: farlo cadere ed andare ad elezioni non è una soluzione. Ma è un modo per interrompere quest’agonia, sperando di non avviarne un’altra. Un governo che tenga assieme le volontà riformiste, della destra e della sinistra ragionevoli, è nelle speranze di chi ha ancora la testa sulle spalle. La tattica divide quanti lo vogliono prima da quanti lo preferiscono dopo le elezioni. Il rischio è che questa discussione divenga oziosa ed il tempo lavori a favore del prodismo, dell’arte della dilazione e del galleggiamento. E’ nota l’avversità di Napolitano alle elezioni, ma in occasione del capodanno partenopeo fiuti l’aria e rifletta su che fine fanno i luoghi dove l’amministrazione del potere diviene fine a se stessa, cieca alla realtà, arrogante nel sopravvivere a se stessa.

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