Brexit sarebbe un brutto colpo per l’Unione europea, ma un dramma per il Regno Unito. La comunità economica e finanziaria inglese non ha dubbi, circa la convenienza di restare dove si trovano. La stessa unità del regno subirebbe conseguenze negative, riaccendendo problemi in Scozia. L’annuncio del referendum è stato usato da David Cameron per la propria campagna elettorale, ma ora, come che vadano le cose, rischia di indebolirne la posizione di governante. Il problema è: quanto si può andargli incontro, senza creare problemi più grossi di quelli che si spera di risolvere? Poco.
I sudditi di sua maestà hanno in tasca la sterlina, non l’euro. Il governo Blair fu seriamente tentato di aderire alla moneta unica, ma non fu in grado di chiudere l’operazione. Oggi la questione neanche esiste, tanto più che gli anni in cui l’euro ha portato benefici sono alle spalle. Il governo inglese chiede che chi è fuori dall’euro non sia mai chiamato a rispettarne le regole. E’ già così. Chiede anche che il processo d’integrazione europea non sia considerato destinato ad assimilare tutto, fino a far sparire le sovranità nazionali. A parte che, per farlo, occorrerebbe rivedere i trattati, al momento il problema serio è che non s’inverta, divenendo processo di disgregazione.
Gli inglesi non aderiscono al trattato di Shengen, sicché non devono a quello i problemi d’immigrazione. In compenso sono stati anticipatori del multiculturalismo. E’ agli avvocati inglesi, non a quelli italiani o francesi, che si fanno corsi su come si compila un testamento islamico. E’ il pragmatismo del diritto consuetudinario che lascia spazio alle corti islamiche. Sono problemi loro. Con i quali possiamo essere solidali, ma non certo corresponsabili.
Ha senso chiedere, come chiedono, che il welfare del lavoro non sia immediatamente attivo per qualsiasi cittadino europeo metta piede in UK. Valga la stessa cosa per i loro cittadini che vengano qui. Basta che siano chiare le regole, comuni e reciproche. Ricordando, però, che chi va a lavorare in Uk porta colà ricchezza, come chi viene a farlo in Italia, da cittadino europeo. Chi va a fare il vagabondo può essere rispedito a casa, già con le regole vigenti. Purtroppo nessun non italiano viene da noi a pagare le tasse, perché le abbiamo demoniache, in quantità e difficoltà, mentre molte società e cittadini europei vanno a farlo in UK, perché hanno un fisco migliore. Se smettessimo d’essere concittadini della stessa Unione perderebbero questo vantaggio. Chiederlo alla City, per farsene un’idea. Inoltre il 45% delle esportazioni inglesi è diretto all’area Ue. Uscirne non sarebbe un vantaggio.
Ammiro e amo gli inglesi, in particolare per la loro solida democrazia e il loro sistema maggioritario, senza premi di maggioranza. Mi piacquero anche le loro durezze verso il Mercato comune, poi Comunità e infine Unione. Avevano e hanno ragione nel chiedere meno burocrazia e meno proliferazione delle regole. Ma ora vorrebbero il contrario: un accordo vincolante e irreversibile, che non modificando i trattati darebbe luogo a contenziosi presso la Corte di giustizia, accesi ogni volta che un nodo venga al pettine. Su questo hanno ragione gli antieuropeisti inglesi, che diffidano degli accordi negoziati da Cameron: sono solo bandiere.
L’Ue sarebbe dovuta essere unione di popoli, basata, appunto, sulla libera circolazione di persone e imprese. Ci sta che i governanti si diano una mano reciprocamente (fu saggio darla ai tedeschi, nel mentre si chiudevano gli effetti della seconda guerra mondiale). Non ci sta, però, che ci si occupi solo di come fare campagne elettorali interne, usando, a seconda dei casi, l’Ue come sponda o come bersaglio. Questa roba porta male. Cameron rischia sia in caso di vittoria della permanenza (come desidera) che di uscita. Nel primo caso gli si spacca il partito conservatore, nel secondo gli si spacca il Paese. Ma è una bicicletta che hanno voluto loro, pedalino. In qualsiasi contrada d’Europa c’è una larghissima maggioranza che vorrebbe un’Ue migliore, crescendo i dubbi sulla sorte dell’attuale. Non è che per andare incontro alle difficoltà di un governante si possa fornire argomenti alla minoranza rumorosa e puntuta che, invece, non vorrebbe nessuna Europa.
Pubblicato da Libero