Politica

I pacs lateranensi

Parlando dalla Spagna il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è prodotto in un bel numero togliattiano, con annessa citazione dell’articolo 7 della Costituzione, ove si recepivano i Patti Lateranensi, firmati da Benito Mussolini.

L’ardito riferimento gli è servito, oltre che a ricordare la tradizione concordataria di gran parte della sinistra italiana, ad auspicare che la materia delle unioni non matrimoniali, dei pacs, sia regolata in sintesi, accordo ed armonia con la chiesa cattolica. Gran bell’auspicio, se non fosse che la citata chiesa ritiene accettabili e correttamente indirizzati solo i rapporti sessuali all’interno della coppia eterosessuale sposata in chiesa (quelli sposati solo in comune già valgono di meno), e, quindi, semplicemente neanche si pone il problema di regolare i rapporti fra eterosessuali conviventi, più propriamente definiti concubini, e meno ancora fra omosessuali, ove la loro condizione è da considerarsi non condannabile solo se rinunciano a qualsiasi forma di erotismo.
La chiesa ha tutto il diritto di sostenere quel che pensa e di farlo valere pubblicamente. Ne sono così convinto che ho sempre considerato un’offesa alla libertà i Patti Lateranensi, che quella possibilità limitavano imponendo al clero di non occuparsi di faccende pubbliche o politiche. Invece è bene si facciano sentire, come già fecero, del resto, all’epoca delle leggi sul divorzio e sull’aborto. Napolitano, però, avrà l’amabilità di ammettere che sul tema dei pacs si può legiferare in armonia con la chiesa solo a patto di non legiferare affatto, o di farlo per proibire. Ed anche questa è un’opinione legittima, ma non se espressa da chi ha ben altro ruolo e prerogative costituzionali.
Volendo andare incontro a Ruini è Napolitano ad avere oltrepassato i limiti costituzionali. E’ ben ovvio che di questo nessuno gli chiederà conto, visto che al centro destra le sue parole sono gradite e nel centro sinistra vale la regola del più assoluto conformismo quirinalizio. Lo facciamo noi qui, ribadendo la vocazione rompiscatole di chi non piega i principi alla convenienza.

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