Avevamo già scritto, fra il primo ed il secondo turno delle amministrative, di quanto fosse sciocca l’idea che Bertinotti o Bossi possedessero i voti di quei cittadini che avevano, al primo turno, votato Rifondazione o Lega. Di quanto, pertanto, fosse errata l’idea che dai loro indirizzi dipendesse la sorte dei ballottaggi. I fatti ci hanno dato ragione, e solo una cattiva analisi (peraltro cantata da tutto il coretto parrocchiale dei commentatori di grido) può far credere il contrario.
In particolare, è sbagliatissima l’idea che i risultati di Milano e Torino, messi a confronto, certifichino il trionfo di Bertinotti, e, conseguentemente, il rafforzamento di Prodi (che con Rifondazione mantiene un rapporto di compromesso e collaborazione). Dati alla mano è evidente, come noi avevamo detto, che gli elettori di Rifondazione, a Milano, hanno votato per Fumagalli. Come era ragionevole e giusto, anche se quel candidato ha perso per sua intrinseca debolezza. Così come è evidente che la rimonta di Castellani, a Torino, supera di gran lunga i voti di Rifondazione : ed è arduo sostenere che gli elettori torinesi abbiano premiato l’unità delle sinistre, che avevano, invece, punito due settimane prima. La vittoria di Castellani, oltre tutto, è di così stretta misura che tutti i componenti della coalizione, non solo Rifondazione ma anche il partito dei pensionati, possono dirsi determinanti.
Mi dicono che l’interpretazione del coretto parrocchiale, per quanto sballata, sia quella che trova credito in Borsa. E pace all’anima della Borsa. Ma se la Borsa deciderà di premiare le azioni degli asini che volano, non per questo alzeremo gli occhi al cielo per scorgere un ragliante volatile.
Tornando sulla terra, invece, siamo convinti che i risultati finali delle amministrative confermino ed accrescano le debolezze del governo Prodi. Ed il perché è presto detto.
Intanto perché Bertinotti può, anche giovandosi del coretto dei commentatori, accreditarsi come determinante. E non vi è nulla di più esiziale, per il governo. Più Bertinotti sarà, o apparirà, determinante, più l’Italia sarà guardata con il massimo sospetto. Rifondazione comunista, infatti, è il punto debole della coalizione, e non solo entro i confini nazionali : se si cede alle sue impuntature, non si governa; se non le si ascolta (vedi Albania), la maggioranza viene meno. Lo sa tutto il mondo, e tutto il mondo ce lo ricorda.
Che Prodi, democristianamente, tenti di barcamenarsi, è comprensibile, ma è un giuochino che non durerà a lungo. Difatti sarà Ciampi, assai presto, a presentare il conto, e sarà un conto in linea con quello che i mercati internazionali si attendono dall’Italia (almeno vogliamo sperarlo). A quel punto hai voglia a fare il giuoco delle tre carte : o Rifondazione ci sta, e smentisce se stessa, o non ci sta, e casca il governo. Ma questa è una situazione nata con il governo Prodi e non accresciuta dal voto delle amministrative.
Bertinotti, anima flessibile quante altre mai, capace di far convivere, nel suo cuore, il Che ed il Dini, non avrà voglia di smentirsi. Per due motivi : primo, perché egli non controlla la protesta che raccoglie; secondo, perché la sua è solo e soltanto una partita a sinistra, che mira al rafforzamento di Rifondazione ai danni del Pds. E questo, certamente, sarà un ulteriore motivo di crisi.
Il Pds, difatti, non può caricarsi sulle spalle il peso del risanamento economico (che non è mai stato popolare), non può caricarsi sulle spalle una effettiva riforma delle pensioni, consentendo, al contempo, a Rifondazione di girargli attorno e fargli le boccacce. Da questo punto di vista la tela che D’Alema ha tessuto, per vincere le elezioni, gli si sta stringendo attorno al collo, strangolandolo. Quindi, o la sinistra abbandona ogni velleità di governo, si gode un mozzicone di legislatura e si avvia al disastro elettorale; oppure regolerà i conti con Rifondazione.
Tale regolamento di conti non potrà avvenire sul terreno preparato da Ciampi, ovvero quello dei conti pubblici e della riforma del welfare state. Sarebbe troppo costoso. Avverrà su un terreno diverso, magari su quello delle riforme istituzionali, e magari sulla decisiva riforma del sistema elettorale. Le note stonate del coretto parrocchiale disturbano l’ascolto della musica di fondo, e tale musica dice che, con il sistema elettorale a doppio turno, Rifondazione da una parte e la Lega da quell’altra perdono peso e capacità di ricatto. Non lasciatevi distrarre, dunque.