Politica

Il fondamentalista debosciato

Non si deve concedere nulla, ai terroristi. Neanche l’aura d’essere dei credenti rispettosi della fede. Fra quelli che hanno seminato la morte, a Parigi, ce ne sono di rincoglioniti dalla droga e bevitori di alcolici. A tacere della ragazza desiderosa di mettere il chador a tutte, ma che a sé scattava foto con i capezzoli al vento. L’avvento del fondamentalista debosciato. Il fatto è che si può essere dei falliti e delle mezze seghe, incapaci di meritare una vita rispettabile, e, al tempo stesso, dei seminatori di morte. Restando falliti e mezze seghe. Non concediamo loro nessuna scusa o travestimento. Non glielo concedano i mussulmani, perché è la loro religione ad essere divenuta lo strumento propagandistico che consente di trasformare questi nati persi e perdenti in allucinati combattenti del fanatismo.

Capisco (senza giustificarli) certi umori. Capisca, chi li coltiva, quanto gli porteranno male. Si sente dire, nella comunità islamica italiana: i terroristi vanno condannati, ma non si ha la stessa sensibilità per i ragazzi palestinesi morti ammazzati. Capisco, ma non regge. Non tanto perché un morto non ne giustifica un altro, quanto perché i ragazzi di Parigi non pensavano minimamente di volere far la guerra a qualcuno. Erano solo andati a divertirsi. I ragazzi palestinesi li sento come fratelli e figli, ma resteranno prigionieri di un incubo fin quando accetteranno di essere rappresentati da organizzazioni politiche che prosperano sulla loro sofferenza. Che gioiscono della loro morte, perché vi trovano la giustificazione per compiere la loro missione: dare la morte agli israeliani, nella speranza di cancellare Israele. La via della pace, in Palestina, non sarebbe difficile, se si trattasse di regolare diritti e interessi di israeliani e palestinesi. Lo diventa perché c’è un mondo islamico che usa i palestinesi quali ostaggi per minacciare Israele. Ecco perché non regge.

Ma di queste cose cosa sanno le mezze seghe che a Parigi hanno sparato? Anche a volere sostenere una tesi diversa dalla mia, cosa avrebbero saputo argomentare? Loro e quelli come loro, che ancora vivono. E quando è arrivata, nella loro vitaccia mal vissuta, la folgorazione della fede? Scommetto che non hanno mai letto un testo, sacro o meno che fosse. Più facile che fossero fumati o sbronzi. Li hanno pescati nel buio del loro fallimento umano. Li hanno aiutati a trovare una ragione di quel fallimento, a scaricare su altri responsabilità e irresponsabilità che erano solo loro. Hanno preso la loro mente disarmata e l’hanno usata per armare le loro mani. Gli hanno regalato l’impressione di essere qualcuno, laddove non erano niente, e li hanno destinati alla sola gloria che la loro cultura televisiva era in grado di concepire: lo strillo dei telegiornali, la fama degli infami. Chi li ha armati ha fatto uscire Allah dalle loro bocche, dopo averlo inserito nelle loro orecchie, senza farlo passare dal cervello. Atrofizzato. Li hanno trattai e usati per quel che erano: minchioni esaltabili.

A maggior ragione, però, chi quel dio lo prega dovrebbe sentire come un dovere, quotidiano e primario, la denuncia e la condanna di quella gente. Non solo i minchioni, che fin lì è facile, ma anche quanti li scarrozzarono fra l’Europa e la Siria. C’è poco da girarci attorno: occorre dire e ridire, fino alla nausea, che quei fondamentalisti sono fondamentalmente l’opposto di un credente. E suggerisco alla comunità dei mussulmani di leggere, far leggere e citare, in continuazione, fino alla nausea, quel che nel loro testo sacro è condanna (divina, per chi ci crede) di ciò cui assistiamo. Altrimenti, in un mondo d’ignoranti, resterà quel che già ora vediamo: i soli diffusori di quel verbo sono quanti lo coniugano per portare la morte.

I testi dei tre monoteismi contengono (tutti) di tutto. Ma non è secondario, bensì decisivo, quel che ci si legge e quel che si ripete. A Bamako, in Mali, i terroristi chiedevano alle vittime di recitare preghiere islamiche e, ove non capaci, li accoppavano. Ovvio che quei criminali nulla sanno di come cambiò, peggiorando, la condizione degli ebrei, in Andalusia, quando i musulmani furono sconfitti e i re cattolicissimi ripresero Granada. Ma, purtroppo, è altrettanto ovvio che tocca ai musulmani urlare l’ignominia di quella roba. Altrimenti non solo sarà vero quel che è evidente, ovvero che i terroristi di cui oggi subiamo l’esistenza sono mussulmani, ma anche che un mussulmano può essere terrorista senza perdere la fratellanza degli altri. Ieri, a Roma, si dimostrava il contrario. Forza, avanti, ci vuole di più.

Pubblicato da Libero

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