Politica

Il governo Prodi nuoce alla sinistra

Il governo Prodi è finito, anche se resta formalmente in piedi. Si può allungarne l’agonia, che è anche lo sgocciolare del tempo per un sistema politico (quello della cosiddetta “seconda Repubblica”) che non ha mai funzionato, ma Prodi finì sull’Afghanistan,

ricucendo una crisi senza per questo avere una politica estera. Ad uscirne distrutta è la sinistra che spera d’avere una cultura riformista e di governo, quella che non ebbe la lucidità politica d’indirizzare diversamente la non vittoria elettorale. Possiamo ben dirlo noi, che non lavoriamo con il senno di poi, ma lo abbiamo scritto prima.
Se si fa eccezione per la parte propagandistica, e talora bugiarda, dei decreti Bersani, quella sinistra ha perso tutte le occasioni. Nessuna fermezza nell’atlantismo, paurosa sbandata sui terroristi che massacrano Israele, finanziaria di peso enorme e rilievo scarso, chiacchiere sulle pensioni con cedimenti controriformistici, non parliamo poi di scuola, droga e giustizia. Non parliamo della politica energetica, dove l’Europa cerca nelle fonti alternative, nucleare in testa, autonomia politica ed economica, mentre da noi si scopre che per fare una centrale ci vogliono anni e soldi. Il problema non sono i costi, ma l’impossibilità di procedere seriamente con quei verdi da barzelletta nel governo. La sinistra riformista ha perso, dunque, nel mentre quella massimalista ed ideologica porta a casa identità e riconoscibilità, e nel mentre Prodi ed i suoi hanno giocato un tempo supplementare nella partita del potere economico. A questo disastro la sinistra non può rimediare arruolando Veltroni, perché la politica non è solo una gara elettorale. Non è detto che vinca, e comunque non servirebbe.
Il Financial Times, dando il cordoglio a Prodi, ha scritto che la crisi italiana è tecnica, non politica. Si sbaglia: è la crisi della politica a tenere a terra il Paese, è l’assenza di guida a rendere inutile un motore ancora forte. Se la sinistra riformista avesse provocato la crisi per tenere ferme le proprie opinioni, avrebbe potuto ancora governare. Soccombendo ha bruciato le carte del futuro, e ci vorrà tempo per riscriverle. La palla, allora, dovrebbe passare al centro destra, cui non serve la voglia di rivincita, ma la consapevolezza che il tempo di questo sistema si va esaurendo.

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