Politica

Il pericolo Amato

Del governo Amato nessuno parla bene, forse neanche Amato (a proposito, ricordo male od aveva annunciato, in Parlamento, il suo definitivo ritiro dalla vita politica?). Quel che sfugge è che il governo Amato, oltre a non essere autorevole, oltre a non avere speranza alcuna di governare alcunché, è pericoloso. Già, pericoloso.

I commentatori politici si riempiono la bocca con la strampalata teoria della transizione, che sarebbe il periodo intermedio che segna il passaggio da un sistema politico ad un altro. L’Italia è il paese delle transizioni permanenti: si transita per una vita, in attesa del trapasso. La teoria, comunque, serve a coprire una realtà tanto scomoda quanto devastante: un sistema politico è stato sterminato utilizzando l’arma giudiziaria; al suo posto si è insediato un partito politico, quello comunista, sconfitto dalla storia ed umiliato dalla cronaca; il nuovo equilibrio, però, non ha mai, dicasi mai, raccolto la fiducia degli elettori.

E qui arriva Amato. Già esponente di punta di quel mondo che è stato condannato ed esiliato. Già capo del governo che elaborò il decreto Conso. Già lesto ritiratore di quel decreto e saggio gestore del riallineamento ai nuovi presunti vincitori. Adesso arriva Amato perché i nuovi vincitori non erano tali, e dato che indietro non si torna ed avanti non si può andare ci si ferma a guardare e respirare. Peccato, però, che questo sia pericoloso.

Non v’è chi non veda che questa pausa di respiro non può servire a nulla di utile: non può propiziare alcuna riforma del sistema elettorale (come possono crederci lassù, al Quirinale?); non può favorire un intervento che liberi l’economia reale; non può neanche chiudere le piaghe della falsa rivoluzione giudiziaria dato che i tamburi del ricatto già rullano rumorosamente ed Amato, cui non fa difetto l’intelligenza, non ha una significativa scorta di coraggio. Ci fermiamo, quindi, nel vuoto. Un vuoto, però, colmo di deficit democratico, un vuoto che vuole essere tale affinché i cittadini non riempiano le urne. Si guadagna tempo per sistemare qualche affare e non si coglie il rischio impressionante di una sistema politico privo di legittimazione elettorale e, quindi, democratica.

Si pone la premessa di un sussulto elettorale che potrà avere le caratteristiche della reazione, si brucia un patrimonio di contrappesi alla politica politicante, ci si fa forti di un debolissimo formalismo per ottenere una proroga senza approdi. Questo è avventurismo. Pericoloso avventurismo gestito da uomini che non hanno alcuno spessore e capacità politica, a loro volta preda di contrasti d’interessi che non si sognano neanche di provare a governare.

Per questo il governo Amato non è solo brutto, ma anche pericoloso.

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