Politica

Il rifiuto sui rifiuti

Non sarà profumata, ma la spazzatura è istruttiva. Il rifiuto sui rifiuti porta con sé indicazioni non smaltibili, circa la condizione istituzionale dell’Italia presente e di quella che si prepara.

Il governo ha presentato un piano per la creazione di 12 nuovi termovalorizzatori. L’Italia ha un gravissimo ritardo nella gestione dei rifiuti, esporta spazzatura e soldi, li butta dove sarebbe possibile guadagnarli e riempie discariche che sono, al tempo stesso, testimonianza puteolente del fallimento politico e della devastazione ambientale. Proporsi di invertire la rotta è il meno che si possa fare. Le regioni, però, chiamate a dare un giudizio sul piano governativo, lo hanno collettivamente bocciato. Per due ordini di ragioni. Il primo di sostanza, considerandolo mal concepito e mal quantificato. In questo caso, però, non basterebbe ritirare il piano, come il governo ha fatto, dovendosi ritirare chi lo ha proposto (il ministro dell’ambiente). Se sono sbagliate le previsioni, relative alle necessità, e se quegli investimenti fossero concettualmente sbagliati, insomma, ne deriverebbe una tale incapacità governativa che non sarebbe accettabile offrire un secondo tentativo. Non possiamo acconciarci a un “riprovi, sarà più fortunato”.

Il sospetto, però, è che i governatori si siano prodotti in una ulteriore rappresentazione del no a qualsiasi cosa, del blocco di qualsiasi opera, del non sapere spiegare ai cittadini che quegli impianti non sono un danno all’ambiente, datosi che è la loro mancanza ad avvelenarlo.

Il secondo ordine di ragioni è di tipo istituzionale: quella materia, dicono, è di competenza regionale, così come stabilisce la Costituzione nel suo titolo quinto (dissennatamente riformato dalla sinistra). Il fatto è, però, che il governo ha presentato il piano dando esecuzione a quanto previsto dal decreto legge “sblocca Italia”, poi convertito in legge (provate a leggerne il testo convertito, che sembra scritto in preda agli allucinogeni). Quindi, se le regioni sostengono che è di loro competenza quel che il governo ha fatto sulla base di un decreto, ne consegue che ritengono incostituzionali sia il decreto che la legge di conversione. Né sarebbe la sola volta, dato che, giusto per citare un altro caso, anche sulle norme relative alla “buona (buonanotte) scuola” ci sono rilievi costituzionali della regione Veneto e in arrivo quelli della Puglia.

Già lo spettacolo non è edificante, ma si può, con un certo sforzo di fantasia, sostenere che sia fisiologico.  Praticamente la Corte costituzionale dovrebbe sedere, in permanenza, per stabilire se il governo usurpa i poteri delle regioni o le regioni mettono bastoni fra le ruote del governo. Tutto questo, però, va visto anche nella prospettiva della riforma costituzionale, cui tanto tiene il governo: quando sarà passata il Senato sarà composto da quelli che hanno incenerito il piano del governo sugli inceneritori. A quel punto che si fa? Si evita che il Senato abbia competenze su quel che riguarda le regioni, nel qual caso ci troveremo davanti al pazzotico caso un’Aula delle autonomie che deve discutere d’altro, ma non delle autonomie, oppure trasferiamo quel conflitto incistandolo nella diversa natura dei due rami del Parlamento? In ambo i casi ci si trova davanti a un infarto istituzionale.

Sicché, tanto che si guardi alla sostanza che se ci si concentri sulla forma, questo scontro comporta una lezione preziosa: se non è chiara e netta la divisione di poteri e funzioni, se non è indiscutibile chi può fare cosa, altro non si produce che caos e immobilismo. E’ vero che la riforma costituzionale comprende anche (ed è un bene, oltre che un ravvedimento di quanti produssero il danno) la riforma del titolo quinto, ma nel mentre rimette ordine in quella parte trasloca il conflitto di poteri e contrappone un’Aula all’altra. Da una parte ricentralizza, dall’altra mette al centro il potere delle regioni. Che, purtroppo, sono anche il livello istituzionale che ha funzionato peggio.

Diciamo che, se riescono a far partire i nuovi inceneritori, un simile assetto è autorevolmente candidato a essere fra le cose da smaltirci.

Pubblicato da Libero

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