Politica

Il rospo dal cilindro

Dal cilindro europeo è uscito un rospo e i tedeschi lo hanno ingoiato. Piano a festeggiare la magia, perché se le rane greche si mettono a gracidare, perdendo tempo o mettendo in discussione questo o quel pezzo dell’accordo, il rospo viene rigurgitato in fretta, pronto a papparsi i moschini inutilmente festanti. Il compromesso non è nel testo, faticosamente costruito, ma nella scena, dolorosamente allestita. Dopo la corbelleria del referendum greco il governo che lo aveva ideato non poteva uscirne vincitore, ma rimanevano tutte valide le ragioni geopolitiche che sconsigliavano di metterlo alla porta. Comprese le pressioni statunitensi, opportune. Ed ecco il rospo: i greci avranno più soldi di quel che anche solo speravano, ma le condizioni devono essere accettate subito, con atto d’immediata sottomissione. Vedremo.

Intanto l’Italia torna a essere il laboratorio più interessante. Perché il tema decisivo, in gran parte aggirato ed eluso, non è quello oggetto della lite, ma come si possa governare e onorare un debito puntando solo sugli avanzi primari. Ecco quel che succede alla cavia: dal 2012 al 2014, in soli due anni, la pressione fiscale locale (comuni, province e regioni) è aumentata del 5.9%, soffocando i redditi del ceto medio (43mila euro di reddito annuo lordo, due figli minori a carico e abitazione di 100 metri quadrati, e se qualcuno li considera “ricchi” si faccia ricoverare al manicomio delle ideologie). La classe media è quella che subisce l’aggravio maggiore, visto che sopra i 113mila euro lordi di reddito l’aumento è dell’1.8% (ma pagano assai di più per le imposte sul reddito). Spende meno chi ha un reddito fino a 18mila e non possiede un’automobile, perché la pressione fiscale locale scende del 5.2%. Aiuto ai bisognosi? Ho qualche dubbio, indotto anche dall’improbabile assenza di vettura. Non tutti, ma molti di quelli hanno l’aria di fare i furbi.

Il satanismo fiscale a gittata di campanile, quindi, s’accanisce sul ceto più facilmente aggredibile. E ciò capita, come dimostrano i dati della Banca d’Italia, perché per far finta di non aumentare le tasse nazionali (che aumentano lo stesso) si tagliano i trasferimenti agli enti locali, che li compensano con aumento della pretesa verso i cittadini. Qual è il nesso con l’Unione europea e la Grecia? Facile: questo non è il rigorismo, è il cretinismo. Il rigore, sano, benefico e non praticato, consisterebbe nel tagliare la spesa pubblica corrente e far scendere le tasse, in modo da lasciare più ossigeno alla ripresa. Il debito pubblico, intanto, andrebbe abbattuto con programmi di dismissione patrimoniale. Invece si segue la via opposta: spesa pubblica che cresce, pressione fiscale che la insegue, il tutto per potere propiziare avanzi primari che assecondino il prezzo del debito. La ricetta della miseria. Che ci vede, ad un tempo, come i più assatanati nell’interpretazione e i più dannati nei risultati. La cavia italiana dimostra, infatti, che in quel modo ci si mantiene a galla, ma si cresce meno della metà della media europea. Quindi, detto in modo diverso, si aumenta il proprio svantaggio relativo proprio nella stagione in cui le condizioni sono migliori (grazie a fattori esterni alla volontà politica interna).

I più sciocchi fra noi hanno guardato con invidia verso i greci, supponendoli artefici di una rivolta plebea. I più avvertiti fra i greci guardino con preoccupazione a noi, incarnazione dello svenamento da debito. Portarsi dietro tutto il peso del passato (sbagliato) impedisce di vivere degnamente il futuro. Il rospo uscito dal cilindro non affronta questo problema, lo rinvia. Il pubblico guarda la mano volteggiante del prestigiatore e si distare dall’altra, che già agguanta il portafoglio e sfila l’orologio. Poi tutti ridono e applaudono, convinti che accada sono al malcapitato preso come cavia. Quando il mago lo congeda e annuncia un nuovo numero, guardando verso il pubblico alla ricerca di altre vittime, allora il riso si smoscia loro in bocca e provano a rimpiattarsi. No si creda che sia finita. Il circo continua.

Pubblicato da Libero

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