Politica

Il vecchio che avanza

Eccolo emergere, in tutta la sua solare evidenza, il contrasto fra il dettato costituzionale ed il sistema elettorale. Noi lo segnalavamo, già quando Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini, con il resto del centro destra, lo votavano. Ora, però, sembrano degli smemorati, con Casini che parla esplicitamente di altre

maggioranze possibili, nel corso di questa legislatura. No, non è così semplice.
La nostra Costituzione descrive un sistema di governo parlamentare: gli elettori votano per i partiti, con sistema proporzionale, eleggendo dei parlamentari, i quali formano, alleandosi, delle maggioranze che assicurano la fiducia ai governi. Se una maggioranza viene meno se ne cercano delle altre, e solo se proprio non ce ne sono si va ad elezioni anticipate. Il risultato di questo schema, semplice e chiaro, è stato un lungo periodo di scarsa stabilità governativa, ma altissima stabilità istituzionale. Poi, si è voluto cambiare.
Passando per l’uninominale, si è giunti all’attuale sistema elettorale, che prevede il premio di maggioranza. Quel premio sfascia lo schema precedente e rende illegittima la ricerca di maggioranze alternative: l’elettore vota per partiti coalizzati, per giunta con il nome del candidato presidente del Consiglio nel simbolo, ed il raggruppamento che prende più voti ottiene un premio, eleggendo più parlamentari di quelli che gli spetterebbero. In un Parlamento così composto esiste una sola maggioranza, quella scelta dal popolo. Se, invece, ciascun parlamentare si sente libero di fare quel che gli pare (come la Costituzione prevede) si giunge al paradosso che chi è entrato in Parlamento grazie al premio di maggioranza possa essere il killer che fa fuori quella stessa maggioranza.
Noi mettemmo subito in evidenza questa contraddizione. Ci risposero che eravamo antiquati, giacché l’Italia andava verso il bipartitismo o, almeno, verso il bipolarismo. Rispondevamo: va bene, ma allora cambiate la Costituzione. Non hanno fatto un accidenti ed ora, gli stessi che allora ci davano lezioni di modernità democratica, sono sulla strada del più antico male parlamentare: il trasformismo. Casini dice che il bipolarismo è morto, ma noi, che ne vedemmo debolezze e miserie, gli facciamo osservare che la gabbia bipolare è stata costruita anche con le sue mani, e per la sua convenienza.
Chi si candida ad essere alternativo, chi vuol governare il dopo, non può partire con un simile imbroglio nell’insegna, non può così malamente rimpiattare le proprie responsabilità, non può praticare una così scoperta e furbetta ipocrisia. Altrimenti si limita a rappresentare il vecchio che riavanza, magari in jeans, ma con i difetti di sempre.

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