Politica

Imbrogli primari

Le elezioni primarie sono sempre state e continuano ad essere una bufala propagandistica. Lo scrivo fin dal loro debutto, con i plebisciti farlocchi indirizzati a Prodi e Veltroni. Non ho cambiato idea, neanche quando da queste colonne se ne caldeggiò l’estensione ad altre aree politiche. Che siano servite, dentro il Partito democratico, prima per far fuori i candidati di quel partito e poi il suo gruppo dirigente, rientra fra le spiritosaggini della storia, comprova la fine antecedente al trapasso, non che le primarie vadano bene. Ora, però, con particolare riferimento a Napoli, si assiste a un fenomeno intrigante: i figli delle primarie le aborrono, perché come le usarono loro contro i vertici di un tempo ora possono essere usate dai vecchi per soppiantarli. Riuscendoci.

Se per evitare che Antonio Bassolino diventi il candidato della sinistra, alla sindacatura di Napoli, si deve evitare che egli partecipi alle primarie, si danno due piccioni di conferma con una sola fava: a. funzionano solo se le trucchi prima; b. Bassolino è il più forte.

Perché le primarie siano una cosa seria occorrono due condizioni: 1. che siano regolate per legge e controllate da soggetti terzi; 2. che la scelta del candidato si riferisca a elezioni con sistema uninominale. Nel caso dei sindaci, per esempio, ricorre la seconda condizione, ma non la prima. Nel caso dei parlamentari non ne ricorre nessuna, visto che il sistema elettorale comporta la scelta dall’alto. Nel caso della guida del governo, infine, siamo nel campo del puramente onirico, visto che si tratta di una figura istituzionale non sottoposta (nella nostra Costituzione) a voto popolare (tanto è vero che i militanti della sinistra votarono per Pier Luigi Bersani, si ritrovarono Enrico Letta, che fu sbullonato da Matteo Renzi, quindi: o è vero quel che dico io e, pertanto, al di là di ogni altra considerazione, il governo Renzi è costituzionalmente legittimo; o è vero quel che dicono loro, nel qual caso siamo innanzi a un colpo, non so se di Stato, di sole o di fortuna).

Le primarie nacquero come un trucco. Nell’era in cui si faceva carriera recitando il credo antipartitico, pur non avendo fatto altro, nella vita, che carriera nel partito, furono la trovata per far finta che a scegliere fossero altri, il popolo delle primarie. Tale popolo fu sì schietto e determinato, nell’esercitare tale funzione e nel mettere mano a tale potere, da confermare disciplinatamente le scelte già fatte dal partito. Che nelle file si trovassero, accanto a banchieri in cerca di coperture, stranieri privi del diritto di voto e della conoscenza dell’idioma italico, talché si presentavano sol perché il caporale lo aveva ordinato loro, era solo un dettaglio. Tanto le regole le dettava lo stesso che le controllava. Fu quando quel soggetto, la vecchia dirigenza comunista, perse presa sulla realtà che le primarie divennero la sede del caos. Sempre senza regole, ma con esiti imprevedibili. Ora, effettuato il ricambio ai vertici, trasformati da plurale a singolare, si deve trovare il modo di dire: non rinneghiamo le primarie, anzi le confermiamo, ma non sia mai si metta in discussione quel che è già stato scelto. Da qui il caso Bassolino, che, come il suo avversario di un tempo, Vincenzo De Luca, sarebbe una imbarazzante fregatura, per il nuovo corso renziano. Farsi rottamare dai rottami è imbarazzante. Ecco la trovata: mettiamo una regola (chi è stato sindaco per due mandati non può proporsi) che blocchi la candidatura. Fanno prima a dire: chi si chiama Bassolino non si presenti.

Il che, divertente o triste che lo si consideri, conferma una sola cosa: erano e sono una bufala.

PS. Avvertii  che il dream team prefettizio era illegittimo e allucinante. Una giunta senza elezioni. Lo hanno fermato, ma ora gira voce che non cambierebbe la conseguenza, rinviando le urne. Stiano attenti, perché chi resta in sella sbeffeggiando le regole finisce disarcionato contro ogni regola.

Pubblicato da Libero

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