Politica

Immunità cortigiana

L’idea di far decidere alla Corte costituzionale, sulla base di un’istruttoria parlamentare, quali deputati e senatori possano essere arrestati, intercettati e perquisiti è la dimostrazione, ad un tempo, di disperazione politica e ignoranza costituzionale. La disperazione nasce dal fatto che (quasi) tutti sanno bene che l’immunità parlamentare, la difesa dell’eletto da possibili azioni di altri poteri, giudiziario compreso, è presente in ogni democrazia degna di questo nome, ma tale consapevolezza s’accompagna alla pochezza di non avere il coraggio di sostenerlo e alla bassezza di sperare che lo sostengano altri, in modo da sfruttare un miserrimo vantaggio propagandistico. L’ignoranza consente di metterci anche la ciliegina.

La Corte costituzionale non giudica le persone. Quando è previsto che lo faccia ciò è dovuto proprio alla scelta di sottrarle al giudizio della magistratura ordinaria, non per consegnargliele. L’“ordinamento giurisdizionale”, ovvero la concreta messa in atto e rispetto delle leggi, è regolata dal Titolo quarto della Costituzione, mentre la Corte costituzionale dal Titolo sesto, e non è giurisdizione, ma “garanzie costituzionali”. Sono domandine da esame, se uno studente non conosce queste distinzioni viene, più che giustamente, rispedito agli studi. E c’è di più, perché il testo del 1948 (quello della Costituzione da non toccare, che è stata malamente smanacciata), agli articoli 96 e 135, prevedeva che la Corte processasse due tipi di persone: il presidente della Repubblica e i ministri, posti in stato d’accusa dal Parlamento per atti relativi alle loro funzioni. Quindi, si badi bene: per la Costituzione del 1948 era escluso che, per atti di presidenza o di governo, la magistratura ordinaria potesse mettere becco. La Corte costituzionale, in quel caso, avrebbe giudicato dopo essere stata integrata da altri sedici giudici, a loro volta scelti come i già nominati, quindi non necessariamente magistrati. Tale garanzia è stata rimossa nel 1989, restando solo per l’uomo del Colle.

Che da questo impianto si possa giungere al suo sostanziale opposto, ovvero a una Corte che debba decidere se affidare un parlamentare alle patrie galere, è un’enormità che può passare solo in menti confuse. Piuttosto: il 30 di giugno sarà presentato, dal governo, il pacchetto giustizia, ci aspettiamo che in quello ci siano gli strumenti idonei a far sì che la custodia cautelare sia effettivamente, e per tutti i cittadini, un provvedimento estremo ed eccezionale, da prendersi solo nei casi in cui ci siano pericoli gravi e concreti, e non per meglio interrogare la gente. In quanto ai parlamentari, stiano attenti a non credere che si possa restare impuniti dopo avere in quel modo demolito non solo la Costituzione, ma tutta intera la cultura costituzionale. Si fermino.

Pubblicato da Libero

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