Politica

Impresentabili e insostenibili

Gli impresentabili s’accasarono con gli insostenibili. E’ riduttivo ed ipocrita leggere le vicende campane come fossero una deviazione vernacolare, perché in quelle è contenuto un vizio nazionale. Posto che gli impresentabili si presentarono, ci sono due cose da chiarire: a. perché non è accettabile che si dica di non essersene accorti o, come ha fatto Matteo Renzi, che non li si voterebbe; b. perché il male non sta fra gli indifendibili, ma fra quanti pensano d’essere furbi e contano di guadagnarci. Il che vale per tutti, naturalmente, senza distinzione di schieramento e regione. In Campania, però si può trovare una via d’uscita decente, se non proprio dignitosa.

La questione non è giudiziaria. Sia perché qui si è garantisti, sia perché non avrebbe fondamento giuridico: la candidabilità di ciascuno è accertata dalla Corte d’appello, cui le liste elettorali vengono sottoposte. Dopo quel vaglio non esistono incandidabili. Aggiungo che, sotto questo profilo, è anche grottesco che a far la boccuccia storta sia chi candida alla presidenza un signore, Vincenzo De Luca, che ha subito una condanna civile (definitiva) perché pretendeva di fare il sindaco e il sottosegretario contemporaneamente, cosa che la legge proibisce, e una condanna penale in primo grado, talché, se eletto, potrà fare il presidente di Regione solo a patto che non si applichi o si cambi la legge (Severino) che regola la faccenda. Legge che non mi è mai piaciuta, ma è vigente.

La questione è di natura politica. Siccome Renzi ha detto che certi candidati campani, presenti nelle liste alleate del suo partito, lui non li voterebbe neanche se spinto con la forza, il di loro candidato presidente, De Luca, prova a rimediare dicendo due sfondoni: 1. sono stati inseriti all’ultimo momento; 2. “non era materialmente possibile verificare”. Tesi insostenibili. Difatti, prima di presentare le liste il candidato presidente deve conoscerle e firmarle, accettando l’apparentamento. De Luca cosa sta dicendo? Che firma senza leggere o che gli hanno fatto firmare una lista e ne hanno presentata un’altra? Accertare era possibilissimo, dato che non si trattava di fare la radiografia penale dei candidati (provvede la Corte), ma di conoscere la loro fotografia politica. E se un politico non sa manco con chi si allea è segno che trattasi d’avventuriero. O che sta mentendo. Propendo per la seconda ipotesi.

Tanto più che gli impresentabili in questione si trovano in liste che non hanno raccolto le firme, per essere presentate, ma sono state avallate da un parlamentare. De Luca lo dice: garantì il senatore Arturo Iannaccone. Che fu democristiano, in quel di Avellino, ove dominava quel Ciriaco De Mita che De Luca sosteneva essere il male della Campania, e oggi è suo alleato, poi divenne berlusconiano, indi si ritrovò nell’MPA di Raffaele Lombardo (che non ricordo perché condannato in primo grado quale concorrente esterno della mafia, altra bruttura giuridica, ma perché consolidò la bancarotta della Regione siciliana), ergo aderì a Noi Sud, quindi si fece eleggere consigliere comunale di sinistra ad Avellino, dopo essere stato il candidato alternativo alla sinistra per la provincia della medesima Avellino. Dire che “garantì”, quindi, è un concetto forte: se trasformista è il garante, chi voleva che fossero gli accoliti? Renzi sappia che il suo partito ha come vessillifero chi avalla ciò, talché risulta puerile supporre che si possa cavarsela negando l’ipotetico voto ai propri alleati.

Tali difese non hanno senso. E quando ci si lamenta della scarsa qualità della classe politica, si faccia attenzione a non perdere i dettagli: cittadini senza padrino, che volessero presentarsi alle elezioni, dovrebbero avere la forza economica e organizzativa per raccogliere le firme, mentre gli intruppati passano dalla porta di servizio. Per forza che i peggiori fanno strada. E vengono accolti a braccia aperte perché i sistemi elettorali con premi di maggioranza sono moltiplicatori di trasformismo, sollecitando la raccolta di qualsiasi candidato e voto, per beccare il premio.

La via d’uscita: mettiamo (senza minimamente concederlo) che De Luca e Renzi siano sinceramente dispiaciuti per avere raccattato trasformisti e fascisti, dicano quanto segue: se dovessimo vincere, se dovessimo agguantare il premio del 60%, grazie a una differenza di voti inferiore a quelli portati da tali compagni (si fa per dire) di strada, faremo presentare le dimissioni e chiederemo ai campani di tornare alle urne. E la prossima volta staremo più attenti. Darebbero una lezione con valenza nazionale. La danno anche se non lo fanno, ma di segno opposto.

Davide Giacalone

www.davidegiacalone.it

@DavideGiac

Pubblicato da Libero

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