Politica

In Sicilia sono pazzi

In Sicilia sono pazzi. E se per la regione è da mettersi nel conto l’arrivo di un commissario, incaricato di gestire la bancarotta, per molti candidati sarebbe auspicabile l’arrivo della Guardia di Finanza. Giusto per non eleggere futuri inquisiti.

L’assessore regionale alla funzione pubblica, Nicola Vernuccio, membro della giunta Lombardo e candidato nelle liste di Lombardo & famiglia, ha un dubbio: il prepensionamento dei dipendenti regionali (che auspica) può essere stabilito per legge o per atto amministrativo? No, va combattuto, escluso, proibito. Questa è incoscienza allo stato puro, perché sono in bancarotta e ancora pretendono di fare regali con i soldi degli altri.

La Sicilia spende, ogni anno, 1 miliardo e 740 milioni per pagare gli stipendi al personale. 10 volte quel che spendono altre regioni. I dipendenti regionali hanno 45 giorni in più degli statali per assenze retribuite, mentre possono non andare al lavoro per 9 mesi senza che il loro stipendio sia intaccato. I permessi sindacali sono 10 volte quelli degli statali. Questa estate l’assenteismo per (falsa) malattia s’è impennato. Prendono regali sia per i matrimoni (150 euro) che per i funerali (1000 euro, bella cosa, guadagnare sui morti! se hai una necessità impellente cominci a guardare cupidamente il nonno). Per i pensionati è stato creato un fondo (17 milioni) che elargisce prestiti, a tasso agevolato, mentre regalie sono previste sia per le loro associazioni (2300 euro ciascuna) che per il loro turismo (300 euro a viaggiatore). In queste condizioni, indecenti e immorali, questi matti pensano ad altri privilegi, ad altra spesa da sommare alla bancarotta.

Ci dicono che siamo contro i dipendenti regionali. Si sbagliano: siamo contro la macelleria sociale cui sono sottoposti i loro figli, parenti e amici. Per ogni posto improduttivo, mantenuto per clientela, si bruciano due posti produttivi. Per due posti produttivi bruciati si cancellano crescita, libertà e consumi. Siamo dalla parte dei siciliani, fra i quali ci sono anche i dipendenti regionali e i precari delle pubbliche amministrazioni, ma siamo contro i macellai sociali che li prendono in giro e, per coccolarli, affamano il mondo che li circonda. Se poi c’è qualche dipendente regionale che pretende il mantenimento di questa dissennatezza, allora sì, senza problemi, siamo anche contro questi signori.

Chi si candida a guidare questo disastro? La campagna elettorale non è ancora ufficialmente iniziata, ma la Sicilia è coperta da un diluvio di manifesti che reclamizzano il faccione dei candidati, tanto alla presidenza quanto a un seggio. Lasciamo perdere il sotto vuoto spinto di slogan e idee, il punto è: chi paga e con che soldi? Si tratta di decine di milioni. Visto che la Guardia di Finanza s’è fatta occhiuta con quelli che bevono un caffè, sarebbe bene che non si lasciasse sfuggire l’occasione di prevenire un male, accertando: a. se è in regola la documentazione fiscale; b. se sono state emesse fatture per l’intero importo o se ci sono pagamenti in nero; c. se le fatture sono intestate regolarmente o a società di comodo; d. come sono giunti i soldi con cui le fatture vengono pagate, risalendo fino ai finanziatori, controllando la loro regolarità e rendicontazione; e. se le spese sono sostenute dai partiti è bene sapere quanti dei fondi per l’attività dei gruppi consiliari sono stati stornati allo scopo di far tornare quei signori a popolare i gruppi (oltre tutto diversi, perché all’orgia della spesa s’unisce quella del trasformismo), f. visto che molti manifesti sono in spazi non consentiti, quindi abusivi, sicché già incorrono in sanzioni amministrative, se quelli sono stati distribuiti con regolare bolla d’accompagnamento o sottobanco, quindi in nero.

E’ vero che si candidano non pochi riciclati, ma è bene che le elezioni non siano occasione di riciclaggio di denaro sporco. Vuoi anche solo di evasione fiscale. Mentre lor signori parlano di “voto utile” sarebbe bene impedire la pratica che porta all’“utile del voto”. Non si può dire ai cittadini che devono pagare con il denaro elettronico anche la spesa al supermercato, mentre queste milionate passano sotto il naso di tutti senza efficaci controlli. Che devono essere anche immediati, perché se capita che qualcuno non sia in regola (speriamo di no), meglio saperlo subito. Non dopo averli eletti.

Infine, visto che dopo il referendum che cancellò il finanziamento pubblico dei partiti s’è passati, con incommensurabile ipocrisia, ai “rimborsi”, se non altro in ossequio alla lingua italiana, sarebbe bene che, a prescindere da quanti voti si prendono, nessuno sia mai rimborsato per spese che non sia in grado di documentare e far rigorosamente controllare. Vale per le regioni come per il Parlamento nazionale. Se non altro si risparmia.

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