Ecco il quadro della schizofrenia politica, del disfacimento istituzionale: al Senato si discute la finanziaria, con melinari e spallatori che si misurano nella noia, senza che a nessuno interessi un accidente di quel che nella legge c’è scritto; a Bruxelles la commissione fa previsioni nere, rimprovera l’Italia, e Padoa Schioppa s’accorge che perdiamo competitività; infine il fisco è sempre più grasso e lo Stato sempre più indebitato. Tre tessere che compongono il mosaico del degrado, per colorire il quale basta volgere lo sguardo alle città assediate dal teppismo senza cervello e dall’insicurezza.
La nostra economia cresce al rallentatore, trascinata dallo sviluppo mondiale, ma senza tenerne il passo. Perdiamo, quindi, competitività e quote di mercato. Ci arricchiamo (meno di quel che potremmo) d’incassi e c’impoveriamo di prospettive. In queste condizioni dovremmo deregolamentare, alleggerire il fisco, premiare chi investe e rimettere i soldi nelle tasche dei cittadini. Facciamo l’esatto contrario, alzando l’età pensionabile, prendendo soldi ai lavoratori meno garantiti ed inasprendo la pressione fiscale, con accanimento verso chi s’è indebitato. Tiriamo la corda pensando che sia lo sciacquone, invece è il cappio dove abbiamo messo la testa. Spostando ricchezza verso la finanza pubblica non promuoviamo grandi opere, investimenti difficili per i privati, e neanche alleggeriamo il debito, ma bruciamo quattrini per non toccare rendite che danno vita a blocchi elettorali. Così mettiamo anche i piedi nel cemento. L’oziosità della politica e la pochezza dei protagonisti, indeboliscono lo sgabello sul quale saltabecchiamo. Messi assieme, quei tre elementi, dovrebbero far suonare l’allarme, ed uniti alla canaglia che ruggisce dovrebbero indurre a comprendere che il tempo per rimediare è poco, che è necessario riprendere subito la guida dell’Italia.
Ma noi li teniamo separati, li commentiamo come eventi lontani, menando il torrone dei dibattiti senza capo né coda, trascinati nell’inconcludenza di una politica che brancola fra i microfoni (dove parlare senza dire) ed il ristorante (dove nutrire la chiacchiera alticcia). Crediamo di essere cinici, visto che riusciamo a vivere allegramente nel mentre il nodo si stringe. Siamo solo incoscienti e privi di classe dirigente.