La sanità italiana è una delle migliori del mondo, ma anche una fonte inesauribile di scandali. La sanità lombarda è una delle migliori, in Italia, ma ancora una volta ospita uno scandalo. Premessa la clausola di stile, secondo cui non sono le accuse a stabilire chi è colpevole e se esiste un reato, ma i processi, è necessario interrogarsi circa questa fabbrica degli intrallazzi. La sua natura è chiara: troppa spesa pubblica, troppo diffusa, troppo poco controllata, troppo in mani politiche. La sua involuzione fin tropo evidente: la regionalizzazione della sanità è stata una pessima scelta, che va corretta.
I camici funzionano, insomma, gli incamiciati meno. E’ normale, ed è anche giusto, che ci si lamenti di quel che non soddisfa, degli episodi di malasanità. Ma è sufficiente avere avuto a che fare con la sanità di altri Paesi sviluppati per rendersi conto che la nostra ha non pochi pregi. Il che, però, riguarda i medici che ci lavorano e gli infermieri che non si sono imboscati in amministrazione. Meno, molto meno, l’amministrazione sanitaria, che è stata progressivamente e dissennatamente politicizzata. La regionalizzazione origina dalla scelta del governo Ciampi, che così nascose una parte del debito pubblico sotto lo stuoino delle Regioni. La politicizzazione esasperata, a tratti grottesca, deriva dalla riforma Bindi. Questa roba va sbaraccata.
Non si tratta di mettere i medici a dirigere la sanità, che oltre a essere concettualmente sbagliato è anche già avvenuto. Non so se ci avete fatto caso, ma la sanità è divenuta una tale macchina di potere che la politica s’è riempita di medici. I quali, quando sono chiamati a governare la spesa, non fanno in nulla rimpiangere i politicanti d’altra (o punta) estrazione culturale. Si tratta di fare una cosa diversa: la sanità risponda solo alla medicina, mentre l’amministrazione sanitaria deve rispondere ai buoni principi della contabilità. E mentre la concorrenza fa sempre bene, la coesistenza di tanti sistemi sanitari regionali assicura la certezza che da qualche parte l’amministrazione sarà peggiore, che le pieghe saranno tante da nascondere traffici insani. Né si tratta di sostituire un gruppo politico con un altro, perché, oramai, fra quanti hanno avuto modo di amministrare le regioni, non se ne salva nessuno. Segno che le loro carni sono particolarmente deboli, ma anche che il sistema è intrinsecamente corruttivo.
Mettiamo sia vero (per comodità di ragionamento e per carità di Patria) che il governatore lombardo fosse all’oscuro di tutto. Peggio. Certo, dal punto di vista personale, meglio fesso che complice. Ma dal punto di vista sistemico è peggio, perché vuol dire che chi è in capo alla Regione non controlla la spesa sanitaria. Anche se ha la delega a farlo. Quale migliore conferma che il sistema va divelto?
Non so da quanti anni andiamo avanti sentendo sempre lo stesso esempio, circa il diverso costo di una siringa a seconda del diverso acquirente. Ci si deve essere così affezionati a questa tiritera, da non volere cambiare la realtà. Non so da quanti anni sentiamo dire che le centrali d’acquisto vanno ridotte. Poi, però, teniamo a livello regionale un servizio sanitario che dovrebbe essere nazionale, così santificando tutte le perversioni che dovremmo maledire. Non solo: avevamo una organizzazione sanitaria, mutualistica, che non solo assicurava ottimi servizi, ma era profittevole, al punto che le mutue lasciarono un imponente patrimonio immobiliare. Chiudendole, però, non ci siamo limitati a estendere la copertura sanitaria a tutti (come è giusto), ma abbiamo anche cancellato i controlli sulla spesa (ed è folle). Non contenti abbiamo trasformato i medici in impiegati, da liberi professionisti quali erano, così cancellando quella sana competizione che spingeva Terzilli (Il medico della mutua) a correre a casa degli ammalati prima dei suoi invidiosi colleghi.
Lo snaturamento sanitario, come risulta dalle cronache lombarde, è giunto al punto che Mandrake (mago gentiluomo, in frac e cilindro) pare sia una donna. C’è della perfida ironia nel fatto che tocchi a un leghista il ruolo di Lotar, il negrone originario della Nubia.
Dovessimo rifondare la medicina, sarebbe compito complicato e di lunga durata. Ma raddrizzare l’amministrazione sanitaria è meno complicato di quel che si crede. Solo che è difficile farlo senza bonificare la vasta area ove s’è accampata la tribù dei profittatori.
Pubblicato da Libero