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Invertiti

Invertiti

Nell’immaginario si suppone che la destra sia per il rigore dei conti pubblici e la sinistra per una larga spesa sociale. Ma oltre all’immaginario ci vuole tanta immaginazione, perché la destra teorizza politiche spendarole di sinistra e la sinistra ne reclama di più scialacquanti. Poi, a turno, quando si trovano al governo, gli tocca fare i conti con i conti. In pratica si tratta del Partito unico della spesa pubblica, articolato in correnti. Il che porta a contorsioni da invertiti.

La destra fa un regalo alla sinistra, lasciando credere che i “governi tecnici” siano di sinistra e quindi rigorosi, austeri, fors’anche micragnosi. Da qui la lunga e inutilissima polemica contro la loro esistenza, salvo poi farne parte o votare a favore. Ora, a parte l’insuperabile dettaglio che non esistono “governi tecnici” – giacché qualsiasi governo italiano, per entrare nel pieno dei propri poteri, ha bisogno della fiducia parlamentare, ergo qualsiasi governo ha natura politica – talora questi nascono non perché un gruppo di tecnici va a spodestare i politici, ma perché i politici non riescono a fare quel che è necessario, non riescono a dar vita a nulla di utile, sicché viene loro proposto di appoggiare una soluzione estranea al loro convergente spendarolismo. E la votano, perché sanno che non ci sono alternative. Se modifichi la Costituzione cancellando questa variante non rendi il sistema più stabile e i governi più forti, ma inchiodi le maggioranze a un muro che poi viene giù.

Ma perché è la destra a polemizzare e non la sinistra, posto che i “governi tecnici” hanno fatto politiche di destra? Perché la maggioranza elettorale italiana è a destra, ma genera spendaroli che affondano quando il mare dei mercati s’increspa. E la sinistra ne approfitta. Ma non c’è motivo alcuno per identificarla con il rigore, visto che – per citare solo l’ultima cosa in ordine temporale – ci ha regalato la più colossale dilapidazione immaginabile, ovvero il superbonus super assurdo del 110%. Ed è per cancellare ogni dubbio che i coalizzati governativi di allora divennero poi alleati oppositori: Pd e M5S.

Tutto ciò non accade per disgrazia, ma per disgraziata tara culturale. Il voto degli italiani e la sua proiezione parlamentare, nel passato e nel presente, non creano problemi perché troppo diversi ma perché troppo simili. E da noi lo Stato e i suoi conti sono cose estranee agli interessi miei o della mia area o della mia corporazione o del mio quel che vi pare, quindi la saldezza e regolarità dei conti non è un valore da difendere ma un vincolo da aggirare per potere reclamare e ottenere qualche misera prebenda. Sommandole si arriva a cifre spaventose, che si possono valutare gettando un occhio al gigantesco debito pubblico.

Difatti, sempre per restare alle cose temporalmente più vicine, il governo Renzi chiede di potere fare più deficit e s’inalbera se il benemerito «vincolo esterno», di guidocarliana memoria, lo impedisce e il governo Meloni… l’istesso. Per pudore la chiamano “elasticità”. Per realismo lo segnalo nella sua costosa e asociale oscenità: spendarolismo connivente fra invertiti.

Davide Giacalone, La Ragione 11 novembre 2023

www.laragione.eu

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