Politica

Israelele e Palestina

C’erano tutti, sotto lo sventolio della stella di David, venuti a manifestare contro le parole del presidente iraniano, contro la ricorrente e mai morta idea che Israele possa essere cancellato. C’erano tutti, mancavano solo il governo ed i comunisti (mancava anche Prodi). Due assenze diverse, anzi, opposte.

Credo siano stati incauti quei ministri, come Fini, Martino ed Alemanno, che avevano annunciato la loro presenza. Sono stati incauti perché un uomo di governo è cosa diversa da un uomo politico. Le strade e le piazze per manifestare le proprie opinioni, siano esse di protesta o di consenso, di condanna o di plauso, sono prerogativa dei popoli, degli uomini liberi, non dei governi. Un governo che plauda a se stesso sarebbe da ricovero, ed uno che protesti non si saprebbe contro chi. In questo caso avrebbe protestato contro il governo di un altro Paese, l’Iran. Il che, però, non è ammesso dalla logica politica, perché subentrano gli strumenti della diplomazia.

Il governo italiano ha fatto, e bene, il dovere che gli compete. La condanna per i disgustosi proclami è stata forte e chiara. Non meno determinata la politica verso il Medio Oriente, dove la solidarietà ad Israele si accompagna al desiderio che la pace risparmi due popoli. Più in generale questo governo non è stato equivoco, ed ha scelto la compagnia degli Stati Uniti e dell’Inghilterra piuttosto che quelle di una Francia che ancora cerca il dialogo con i terroristi antisraeliani. Insomma, il giudizio è ampiamente positivo. A suggellarlo non servivano dei ministri in piazza.

I due partiti comunisti (perché esistono, davvero, non è una mia sparata polemica), quello di Diliberto e quello di Bertinotti, non erano in piazza (c’era Fassino e c’erano i ds) perché hanno ritenuto che accanto alla solidarietà ad Israele andava ribadita la volontà di dare uno Stato ai palestinesi. Si sbagliano, perché non ci sarà mai uno Stato palestinese, così come non s’è fin qui realizzato, finché il diritto all’esistenza ed alla sicurezza d’Israele sia messo in discussione dagli stessi che favoriscono quei palestinesi che alimentano la guerra, tradendo gli interessi del loro popolo.

La questione, semmai, va capovolta: il realizzarsi della pace in Palestina non può non passare attraverso la creazione di uno Stato palestinese, e questo non potrà prescindere dalla sicurezza d’Israele. Le due cose sono sullo stesso piano, sono, in un certo senso, la stessa cosa.

I cascami del comunismo italico (esistono, ve l’assicuro, sono due partiti e si chiamano comunisti) non riescono a capire perché sono rimasti al bel tempo antico, quando la grande patria del comunismo, quel cimitero di vita e civiltà che si chiamava Unione Sovietica e che finanziava loro ed i loro compagni che oggi s’offendono se li chiami comunisti, aveva eletto i palestinesi a strumento di ricatto verso il mondo libero. E non riescono a capire, oggi, quanto le cose siano cambiate dal momento in cui sono gli integralisti islamici a voler ripetere l’esercizio. E non riescono a farsi una ragione del fatto che i leaders dell’odierna Palestina tentino disperatamente di sottrarre il loro popolo alla condanna di una guerra che non lo riguarda. Non capiscono, insomma, per la semplice ragione che leggono la realtà con gli occhiali ciechi dell’ideologia.

Era assente anche Romano Prodi, ma credo sarebbe errato cercarne la ragione nelle radici antiebraiche e filoarabe di un certo mondo cattolico. Credo sarebbe fuori tema. Prodi non c’era perché si barcamena e fa fatica a tenere una linea di politica estera restando a capo di una coalizione dove ce ne sono di contrapposte.

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