Non so cosa penserebbe Kafka nell’essere affiancato a Villari (il presidente del consiglio ha definito “kafkiana” la vicenda della commissione parlamentare di vigilanza Rai), ma temo che anche il grande praghese avrebbe qualche problema nel rendere ancora più grottesco quel che sta realmente accadendo. Devo fare due premesse: a. penso che agli italiani non gliene freghi nulla; b. ed hanno anche ragione, perché la commissione dovrebbe chiudere sì come anche la Rai.
I fatto è che questo troppo lungo strazio sta consentendo l’emergere di una fanghiglia che zozza le istituzioni. Mettiamo in ordine i fatti. 1. L’opposizione indica come candidato alla presidenza un parlamentare improponibile e politicamente esecrabile. La maggioranza non è, giustamente, disposta a votarlo, ma quelli tengono duro, come se il più sbagliato fosse anche il loro unico uomo: Leoluca Orlando Cascio. 2. Dopo un tira e molla tanto estenuante quanto inutile, con il capo del maggiore partito d’opposizione che non riesce a spiccicarsi dal ricatto di un alleato infedele e sopraffattore, la maggioranza decide di votare un diverso esponente dell’opposizione: Riccardo Villari. 3. E’ chiaro che su di lui c’è un accordo trasversale, che comprende una parte dell’opposizione, e, cosa assai importante, viene scelto quel senatore proprio perché assicura che non si dimetterà.
4. I capi dei due partiti d’opposizione insorgono. Non saprei dire quanto Veltroni lo abbia fatto sinceramente. Ma è un fatto che il ricatto regge ed il Pd non riesce ad essere autonomo dall’Idv. Così si cerca una via d’uscita, individuata in Sergio Zavoli. 5. Non mi permetto critiche alla persona, che non le merita, ma osservo che: i. ha ottantacinque anni; ii. è stato dipendente e presidente della Rai; iii. non è neanche membro della commissione. 6. In altre parole: è in pieno conflitto d’interessi, non è eleggibile e nessuno ha mai sentito una sua parola programmatica. 7. Dato che Villari non si dimette, così come aveva promesso, capita che da tutte le parti è sollecitato in tal senso. 8. Tanto che si arriva all’abominio di governanti e capi partito che apertamente reclamano la cacciata del presidente di una bicamerale di garanzia. E questa è una roba pazzesca, un precedente pericolosissimo, un segnale di quanto difetti il senso delle istituzioni.
Concludendo: questo macello è frutto dell’incapacità politica, bastando, per evitarlo, che l’opposizione non s’incaponisse nell’errore e la maggioranza non procedesse all’elezione. Ora è aperta la gara a chi trova la peggiore via d’uscita.