Politica

La Cina è troppo vicina

La notizia ha suscitato poco interesse e riflessioni fuori tema. Del resto, visto che subiamo i veti contro Israele, che ce ne importa se in Sudafrica negano il visto d’ingresso al Dalai Lama? Quella, però, è solo una piccola spia di un problema enorme: l’espansione politica di una dittatura che pratica il capitalismo senza libertà, la Cina.
Il tema dei diritti umani è importante. Le cose che leggiamo sulle tante esecuzioni capitali, sulle condizioni di vita ed altro sono sicuramente inquitanti. Ma il problema esiste anche a prescindere dai diritti umani o dalla pena di morte, anzi, la loro negazione non è il derivato di una concezione personalistica e sadica del potere (come altrove è stato ed è), ma è funzionale allo sviluppo di un mostro che le democrazie guardano con soggezione e corteggiano con sottomissione. Con la Cina, invece, si dovranno fare i conti, e l’espansione politica in Africa, con la relativa conquista delle materie prime, ne è una dimostrazione.
Da quando il non marxismo, nelle versione feroce e demenziale di Mao, ha tolto il disturbo, la Cina si è affacciata ai mercati mondiali come grande esportatrice di merci, grazie allo sfruttamento dei lavoratori ed al cambio artificialmente conveniente, e grande importatrice di risparmio, sia sotto la forma di denari da noi spesi per acquistare roba loro, che consistente in titoli dei nostri enormi debiti, da loro acquistati con i nostri soldi. Non avendo l’incomodo della libertà ed il fastidio della redistribuzione, l’accumulazione capitalistica avviene in capo allo Stato, che reinveste comperando pezzi di mondo. E’ toccato anche al Sudafrica, di cui noi festeggiammo la fine dell’apartheid ma non comprendemmo di cosa fosse l’inizio. Tale espansione non può certo essere fermata facendo valere la forza militare, perché questo sarebbe contro i principi della convivenza pacifica. Il che ci porta a convivere con chi massacra il proprio popolo, nega libertà elementari, sottrae quote di mercato e si espande a macchia d’olio. E visto che da noi le cose vanno male, chiede anche più garanzie sulle cambiali che abbiamo firmato.
Per giunta, paghiamo il prezzo della lotta al fondamentalismo islamico. Il visto al Dalai Lama è un problema, ma assai più piccolo di quello che l’occidente è chiamato ad affrontare.

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