Antonio Di Pietro è un uomo coerente, con il proprio tornaconto quale unica stella che lo guida nella vita. L’ordine degli avvocati di Bergamo, che lo ha sospeso per tre mesi, ha preso una decisione sbagliata. Questa storia, a cavallo fra il ridicolo e l’orrido, riassume un pezzo di storia italiana e non risparmia l’ennesimo
quadretto del corporativismo autoconservativo. Già, perché il gran (falso) moralizzatore non esita a passare sui cadaveri, pur di esibirsi, e l’ordine degli avvocati avrebbe dovuto buttarlo fuori, non fargli totò sulla manina.
Il fatto è grottescamente semplice: un carissimo amico dell’onorevole Di Pietro ha ammazzato la moglie e l’ex pubblico ministero più acclamato d’Italia, ora avvocato, è corso a difenderlo. Tutto bene, perché anche il peggiore dei criminali ha diritto ad essere difeso e ad avere un regolare processo. Che tali principi potessero essere incarnati da Di Pietro, sarebbe stata la dimostrazione che le vie della giustizia sono realmente infinite. Ma non è andata così. Più che da avvocato si comportò da amico, annunciandone l’innocenza ed ospitandolo in casa. Il rapporto era solido, la confidenza totale, e, del resto, il segreto professionale suggerisce che né al medico né all’avvocato è saggio mentire. Il presunto omicida, insomma, si confidò. Non è dato sapere l’esatto perché, ma sta di fatto che dopo avere conosciuto la verità fornita dall’amico, Di Pietro abbandonò la difesa. Non è bello, però può capitare. Ma il nostro prode giustiziere fece di più, passando al tavolo dell’accusa, indossando la toga della parte civile e fornendo indicazioni utili ad ottenere la condanna dell’imputato. Che, difatti, si ritrova con 21 anni da scontare.
Se si deve usare il metro dell’amicizia, lascio a ciascuno di voi di trovare l’aggettivo appropriato per qualificare una simile condotta. Potete indicarne anche più di uno. Io rinuncio, e non per timore di querela, ma perché l’accaduto mi pare inqualificabile. Dal punto di vista professionale, però, mi domando quand’è che l’ordine degli avvocati decide di prendere un collega e restituirlo ai trattori ed ai seggi parlamentari, due attività per le quali non è indispensabile la buona fede. I signori avvocati sono pronti a far cenni d’approvazione quando raccontiamo le scostumate assoluzione che il Consiglio Superiore della Magistratura riserva a magistrati meritevoli di radiazione con disonore, ma poi tendono ad essere assai indulgenti con soggetti analoghi, ma della loro parte. L’albo serve per tutelare i cittadini dall’incontrare gente disposta a venderli e tradirli. Se l’albo fallisce, meglio cancellarlo, e come difensore mi prendo chi mi pare, non un collega di certa gente. Gli avvocati sono assai pronti nel difendere le tariffe minime, cerchino di non assopirsi quando si tratta di garantire un minimo di serietà.
In quanto a Di Pietro, ribadisco: è un uomo coerente. Faceva bisbocce con gli amministratori comunali della Milano da bere. In un suo libro l’ex sindaco meneghino, Paolo Pillitteri, ne racconta di belle. Accettava ben volentieri di avere a disposizione un appartamento dove continuare le feste, senza settimanali interessati a raccontarne le prodezze. Prendeva Mercedes in sostanziale regalo, così come prestiti assai consistenti, che restituiva in contanti ed in scatole da scarpe. Accettava favori per la moglie (la seconda), anch’ella avvocato e destinataria di cause non proprio spontaneamente affidatele. E che ha fatto, il nostro (falso) moralizzatore, di tutti questi benefattori? Li ha portati sul banco degli accusati, contestando loro i reati che non riconosceva in se stesso. Secondo lui ciò dimostra indipendenza. Secondo me una certa disinvoltura. E’ un peccato che il suo amico uxoricida non avesse capito. E’ incredibile che, ancora oggi, sia la sinistra a non capire.
Ah, dimenticavo: alla ricerca di palcoscenici estivi, con sempre maggiore coerenza giustizialista (che è il contrario della giustizia), il parlamentare utilizzatore d’idioma oscuro e guttufacciale ha provato a fare un girotondo attorno al Quirinale. Megalomane com’è avrebbe raccontato d’averlo circondato, se non fosse che è stato disperso ed allontanato, come un qualsiasi disturbatore della quiete pubblica. State certi che tornerà a farsi sentire, se solo riuscirà a trovare le parole in lingua italica.