Politica

La data delle elezioni

A determinare la vita (eventuale) dei nuovi partiti sarà la data delle elezioni. Quello democratico e quello delle libertà non potranno mai essere nulla, se non a partire da quando si tornerà a fare politica, a ragionare dei mali nazionali. Il tempo che intercorre, da qui alle elezioni, è quello dell’agonia. Essendo favorevole all’eutanasia politica spero che, a sinistra, qualcuno ponga presto fine alle sofferenze. Se si voterà in primavera, il partito democratico sarà il nuovo contenitore che addebita la sconfitta a Prodi, e quello delle libertà un nuovo prodotto con cui assorbire parte del non voto, della protesta. Per la sinistra un punto di partenza, per la destra un modo per rafforzare il leader. Da lì in poi si costruisce.
Se i tempi s’allungano, le cose si mettono male. Se l’agonia dura, si rendono impossibili accordi fra i poli e serie riforme, al tempo stesso, però, i due nuovi partiti dovranno darsi più credibile consistenza. A sinistra un riformismo non parolaio dovrà fare i conti con il massimalismo scissionista e con i mai assorbiti cattolici di centro. A destra le correnti precederanno la nascita del partito, e anche qui le sirene del centro saranno attrattive. Così procedendo, insomma, si otterrà il paradossale risultato che la nascita dei due nuovi partiti segnerà la fine del bipolarismo. Non ci piangerò, ma mi preoccupa l’effetto padella-brace.
Abbiamo bisogno, da molto tempo, di radicali e profonde riforme, anche costituzionali. Il nostro sistema politico non produce più leaders ed idee nuove perché è bloccato, come, del resto, gran parte del Paese. Se attendiamo che il “fenomeno” si produca in natura, quello sarà un affossatore anziché salvatore della Patria. Tocca ad istituzioni nuove rendere possibile la costruzione di un futuro migliore. Di questo sono consapevoli, le menti pensanti, da una parte e dall’altra, così com’è evidente che le annunciate novità saranno solo coreografia, senza una stagione costituente di mezzo. Ma il presente è ostaggio del passato, la pochezza di molti protagonisti rende difficili le rotture, la sopravvivenza propria è anteposta alla nuova vita possibile. Il guaio è che la storia di un Paese non tocca mai il fondo, semmai scivola lungo pendii limacciosi e piazze arruffate, con placide decadenze ed orridi sussulti.

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