Politica

La destra e la destra

Il governatore della Banca d’Italia ha appena finito di leggere le sue “considerazioni finali”, e già tutti corrono a fare la stessa cosa: interpretarle politicamente, affermando, però, che non devono essere piegate alla logia della politica. Mentendo dicono il vero, perché quest’anno la novità politica c’è. Intendiamoci, le considerazioni finali, fin dai tempi di Menichella, non sono mai state il trionfo dell’ottimismo.

Il che è giusto e naturale: il ruolo e l’autonomia della Banca Centrale impongono i toni della serietà e della severità. Ne discende, altrettanto naturalmente, che i governi di turno, tutti i governi, vivono una giornata di ritorno alla crudezza delle cifre, senza svolazzi barocchi e propagandistici. Ed anche quest’anno è andata così. Una nota stonata si è sentita, ma su questione diversa.

Il governatore, più che giustamente, non risponde all’opinione pubblica, egli è protetto istituzionalmente dagli umori della piazza. Ma Fazio esagera in sordità: come si fa a dire che, in merito alla vigilanza, tutto va bene? Come si fa a pensare che siano esaustivi i giudizi del Fondo Monetario Internazionale o della Banca Centrale Europea? Lo vada a raccontare a quelli che hanno perso i propri quattrini a causa dei comportamenti irresponsabili (nel migliore dei casi) o delittuosi delle banche. Sono stati venduti ai piccoli risparmiatori titoli che non potevano e non dovevano essere venduti: dov’era la vigilanza, e cosa ha fatto, dopo? E non basta: il sistema creditizio italiano si trova in più di un conflitto d’interessi, ci sono banche che a forza di prestare quattrini sempre alla stessa azienda, che non è in grado di restituirli, ne sono diventate proprietarie. Forse questi fenomeni meriterebbero qualche attenzione.

E’ vero che il governo ha duramente attaccato il governatore, ed è stato sgradevole vedere il ministro dell’economia ergersi a difensore (senza successivo costrutto) del risparmiatore bidonato. Ma, appunto, la turrita autonomia della Banca d’Italia serve anche a rimediare ai mali senza curarsi delle polemiche. Qui, alla fine, invece, si alimenta la polemica accantonando i mali.

Ma del rituale 31 maggio mi ha colpito un’altra cosa, tutta politica. Insomma, la scena era chiara: il governo veniva messo sott’accusa, bocciandone la politica economica non meno di quella fiscale (annunciata), ed attorno all’attaccante si coagulava un fronte comprendente il nuovo vertice di Confindustria, che coincide con il nuovo vertice di Fiat, il vertice di Telecom Italia, le banche che ampiamente finanziano e sostengono l’una e l’altra azienda, più la prezzemolata cossighiana. Segue plaudente il lungo corteo delle testate giornalistiche possedute direttamente, o per il tramite dell’investimento pubblicitario. Verrebbe da dire che il govesrno di centro destra ha finalmente trovato un’opposizione di ? centro destra.

Si prenda il tema fiscale. Berlusconi annuncia e riannuncia che intende abbassare le tasse, il che, se smettesse di dirlo e cominciasse a farlo, sarebbe più che opportuno, in un Paese in cui si lavora, per pagarle, più della metà del tempo. Fazio chiosa: la diminuzione delle tasse deve accompagnarsi ad una diminuzione delle spese correnti, con l’esclusione dei finanziamenti alle imprese, che fanno bene all’economia. Ecco, io sono convinto del contrario: gran parte di quei finanziamenti alle imprese fanno male all’economia ed al mercato, inducendo comportamenti poco virtuosi ed offrendo un innaturale e nocivo scudo per difendersi dalle conseguenze migliori della concorrenza. E’ opinabile, ma la penso così. Ne deriva, da questo, che diminuire le tasse diminuendo la spesa corrente non deve significare diminuire la spesa per scuole ed ospedali. Chiaro?

E si può andare oltre. La diminuzione del carico fiscale può anche avvenire in deficit, cioè non rinunciando alla spesa pubblica (sperando che possa essere produttiva) ed affrontando il nodo del patto di stabilità. Questi sono i temi della riflessione e della battaglia politica, queste sono le cose attorno alle quali potrebbe e dovrebbe articolarsi lo sviluppo di una sinistra di governo. Invece la sinistra è impegnata in una demenziale rincorsa del pacifismo inconcludente, ed il centro destra di governo (che ha i voti, ma dimostra poca capacità di governo) trova la sua opposizione in un altro centro destra (che ha forti interessi da rappresentare, ma neanche un voto).

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