Più che il fuoco di una pistola è assordante il balbettio politico. Oggi ci saremmo potuti trovare a commentare una notizia assai diversa, rispetto ad un fallito attentato, il che impone di non cincischiare con le parole. Maurizio Belpietro non è stato insultato, non gli è stata tolta la parola, hanno provato a togliergli la vita. Quell’uomo armato è facilissimo sia un imbecille, ma l’attentato troppo organizzato perché sia un pazzo. Per queste ragioni la solidarietà non basta. Servono posizioni nette e politiche. E serve che arrivino da sinistra.
E’ lì il problema. I brigatisti rossi, come gli altri terroristi comunisti, germogliarono dallo stesso albero genealogico del Partito Comunista Italiano, che si accorse troppo tardi di avere i nemici in casa. Poi seppe combatterli, ma solo poi. Sia loro che gran parte della (presunta) cultura furono troppo indulgenti, troppo occupati a giustificare e comprendere, e chi ebbe la lucidità di riconoscere e condannare ne fece le spese. La sinistra politica arrivò tardi, veda di non commettere il medesimo errore. Oggi le cose stanno diversamente da allora: manca una comune matrice ideologica e una comune patria di riferimento. Non c’è più la guerra fredda e l’Italia non è il terreno ove ci si ammazza per conto terzi. Ma è risorta una malattia antica, che ci portiamo dietro dall’unità, consistente in pezzi d’Italia che non considerano gli altri dei legittimi antagonisti, perdenti o vincenti a seconda dei casi, ma degli occupanti da cacciare con ogni mezzo. Nella seconda metà del secolo scorso questa antica patologia si colorò d’ideologie, ora è pura pratica del rifiuto.
Mi rivolgo alla sinistra perché a destra questa febbre s’avverte poco. Le frange estremiste sono ridotte al ridicolo, più adatte allo stadio che alle piazze. Il linguaggio urticante dei leghisti, non di rado (e colpevolmente) precipitato nell’inno alle armi o alla rivolta, ha trovato un interprete politico realista e moderato. Se dico che Umberto Bossi è il demone in terra c’è il caso che m’offra un caffè, ma io sono convinto del contrario: uomo dotato di fiuto politico, sollecitatore di sentimenti estremi che poi riesce a raffreddare, moderare e addomesticare. E c’è il caso che s’arrabbi. A sinistra non è così. Facciano attenzione, e riflettano, le donne e gli uomini che hanno a cuore la nascita di una sinistra democratica e di governo.
La ragazza che ha lanciato un candelotto a Raffaele Bonanni, nel corso di una festa del Pd, in che categoria la mettete? Credo che dovrebbe stare in galera, e credo che il Pd avrebbe fatto bene a dirlo. Invece si blatera che la legge non prevede l’arresto. Dico, siamo matti? E’ in custodia cautelare un signore che ha appena subito un trapianto di fegato, considerato un galantuomo da quanti lo conoscono, che forse, chissà, potrebbe essere colpevole di qualche reato amministrativo. Un pericolo pubblico? Su questo si tace, perché non si sa mai (è vero, amici del Pd? quello è un uomo del vostro partito, perché non sapete dire altro che cose ovvie e insipide, del tipo: abbiamo fiducia bla bla?). Lui è in carcere, ma la tiracandelotti è libera e rilascia interviste sul perché è giusto appoggiare i movimenti di rivolta. Non ha senso e non ci sono scuse. E ve lo ricordate quello che tirò un cavalletto in testa a Berlusconi? Lo avreste invitato alle feste dell’unità, se non fosse corso ad accettare il perdono della vittima. E quello del duomo sulla faccia? Un pazzo, certo, ma non vi saranno sfuggite le bufale secondo le quali tutta la scena sarebbe stata organizzata da Berlusconi stesso. Sogghignavate. Quasi a dire: se l’è cercata. State attenti, quelle erano solo le avanguardie del rincoglionimento.
A sinistra si sono alleati con l’estremismo giustizialista che, non a caso, fu acclamato, agli albori, da quelli che ancora si definivano fascisti e giravano a braccio teso e facendo il passo dell’oca (miracoloso, avendo un cervello da gallina). Questa roba vi rovina, perché vi fa concorrere nell’inciviltà. E’ vero: ad Antonio Di Pietro il primo ministero fu offerto da Berlusconi, nello studio dell’avvocato Previti, e lui ci sarebbe stato, se altri non lo avessero fermato. E vero, ma vi pare un buon motivo per tenervelo? A me sembra un’ottima, ulteriore, ragione per lasciarlo alla sua strada, intento a giocarsela con Beppe Grillo. Uno scontro fra l’horror e il comico.
Vedete, cari amici della sinistra, nel corso del dibattito parlamentare il senatore Giuseppe Ciarrapico l’ha fatta fuori dal vaso, tirando in ballo gli ebrei (terreno sul quale Gianfranco Fini ha meriti indimenticabili). Poco dopo Berlusconi ha chiarito la linea della maggioranza, specificando che quel senatore non la rappresentava (e si spera di non trovarlo più in lista). Mi sapete dire perché nessuno di voi interviene mai per dire che le farneticazioni fascistoidi dei vostri alleati non devono essere confuse con le vostre, ben diverse idee? Questo, signori della sinistra, è il problema.
Non credo che il mancato assassino sia vostro fratello, come lo furono quelli di un tempo, e neanche vostro cugino. E’ un bastardo, ma la pubblica concubina dell’odio l’avete ingravidata anche voi. Ho scritto “anche”, ma non prendetela come un’attenuante. Quest’aria fetida vi porta male, il che dovrebbe indurvi a posizioni assai più dure e inequivocabili. Invece sento biascicare cosucce, come se nascondere il male abbia qualche cosa a che vedere con il curarlo.
Nei prossimi mesi i dolori sociali sono destinati ad acuirsi. Noi, giorno dopo giorno, non facciamo mancare la critica a chi governa, ritenendo che si dovrebbe fare assai di più, e anche diversamente. Voi, che fate direttamente politica, provate a chiedervi dove porta la contestazione della legittimità di chi raccoglie la maggioranza relativa dei voti. Cercate di rispondervi in fretta, e di capire che non basta la solidarietà al bersaglio, occorre la condanna del tiratore, dei suoi amici, parenti e affini, con quant’altra feccia si portano appresso.