Politica

La pagnotta e la mignotta

Manifestate pure, impiegati del raggiro. Immaginatevi impegnati in un sussulto resistenziale, che forse è l’aspirazione più adatta a voi conformisti, che ieri sareste stati fascisti, ed i più anziani fra voi lo furono veramente, pronti a scoprirvi oppositori solo quando era pronto il dopo con cui consentire. Avete

coraggio pari all’originalità d’analisi, quindi in quantità che sfida la misura degli infinitesimi. Reclamate libertà, raccogliendo firme di gente che va ad orecchio, e ci sente pure poco. Abbiatevela, peccato non sappiate come usarla. O credete che liberi si sia perché s’intervistano le prostitute, amabilmente chiamate “escort”?
Il lettore mi perdoni, ma lo costringo ad un passo indietro. Vengo da un mondo, che poi era quello di noi (quasi) tutti, nel quale, se proprio non potevi fare a meno di parlarne, si manifestava un certo dolore alle “estremità”, alludendo a quei due arti che vanno dentro le scarpe. Nella Sicilia con un caldo assassino, un uomo chiedeva il permesso, per togliere la giacca. E lo chiedeva solo se gli altri erano tutti maschi, essendo escluso che potesse farlo alla presenza di signore. Ho l’impressione che si sudi di più adesso, che si gira sbracati. Per carità, sia dannata l’ipocrisia, i postriboli esistevano anche allora, così come le donne di facili costumi. Ma non se ne discettava in società. Certo, correvano le voci: una poesia di Renzino Barbera narra di quella signora con cui “s’addiverti mezza città”, ma la notizia è mitigata dalla realistica considerazione che quasi sempre ci si trova nell’altra metà “c’un s’addiverti mai”. Capite, quindi, che le origini m’impediscono di cogliere il lato sottile di televisioni e quotidiani che s’aprono annunciando la verità della passeggiatrice con autista: Berlusconi sapeva chi ero. Intendendosi: una puttana.
Occorre avvertire la gentile signora (“signorina” mi sembrerebbe inadeguato, e “fanciulla” fuori tempo massimo) che, in effetti, si vede. E, del resto, se un uomo avanza l’invito, fin dal primo incontro, a passar distesi l’attesa dell’alba, è segno che non è colto dal timore di star parlando con un animo impenetrabile. Ma, insomma, dov’è la rivelazione, o, almeno, la notizia? E’ vero, l’ospite di quella sera afferma che il piacere dell’amore sta nella conquista, immaginandosi irresistibile. Il che non dischiude le porte alla libertà di critica, bensì alla tristezza. Come quei cacciatori che, al mattino presto, aprono le gabbie per far uscire i fagiani, e poco dopo s’appostano, quatti e vigili, per impallinarli mentre quelli ancora cercano la mangiatoia con le granaglie. Non sono animalista, non vesto a lutto, ma m’empio d’umana commiserazione.
Dicono, in molti, che girando il mondo dovrei vergognarmi, venendo da un Paese che s’è scelto come guida un cacciatore non ardimentoso. Qui la libertà dilaga nella palude della demenza. Ma sono scemi? Si vergognino quelli che difendono la libertà di un pedofilo, come Roman Polanski, e si vergognino i governi che lo hanno ospitato. Si vergognino quelli che hanno protetto assassini, come Cesare Battisti, e ancora discutono dei suoi diritti. Il mio è un Paese libero e democratico, dove ogni giorno scrivo quel che penso, assumendomene la responsabilità.
Il fatto è che questo Paese s’è riempito di gente che parla e scrive senza pensare, che suppone le idee vengano strillando, che corre appresso alle parole confuse di una mondana, conquistando la pagnotta grazie alla mignotta, e gode nel descrivere tutte le ragazze come tante squinzie teleadoranti, disposte a tutto, assieme alla madre ed alla nonna, pur di sculettare in pubblico. Invece, la stragrande maggioranza delle ragazze non aspira a ciò: ne laureiamo più dei maschi, ed il problema dei giovani, maschi e femmine, non è quello di non entrare in tv, ma di non riuscire ad entrare in un mondo del lavoro, occupato da tanti incapaci che si autoproteggono corporativamente. Giornalisti in testa.

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