Politica

La partita sbagliata

Quella roba, quelle conversazioni fra due donne divenute ministro e che si raccontano le disavventure dei rapporti con chi le ha fatte divenire tali, gira da mesi. Nulla si diffonde più velocemente di ciò che pretende d’essere riservato. Un tempo si sarebbe detto che è roba da caserma, oggi si tratta di materiale con il

quale si dovranno comunque fare i conti. Sotto quella roba qualcuno finirà con l’essere seppellito, si tratta di stabilire chi. E’ robaccia, non solo per quel che contiene. Berlusconi ha annunciato querela, per il tramite del suo avvocato (un suggerimento, non richiesto: ci sarà pure un buon avvocato non parlamentare, non foss’altro per lasciare al deputato anche il tempo di dedicarsi all’attività per la quale è stato eletto). Il querelante sostiene che è tutto falso, che quelle conversazioni non sono mai state intercettate e neanche sono mai esistite. Tesi temeraria, se la controparte avesse dei nastri, pertanto la prendiamo per buona.
Esistono le pubblicazioni, però, che ora giungono sul francese Nouvel Observateur, un tempo settimanale della sinistra intelligente, fondato dal sempre ben vestito Jean Daniel. Una sinistra francese che non si mostrò abbastanza intelligente da capire che stava difendendo il diritto d’asilo di una manica di spostati e terroristi, giustamente condannati dalla giustizia italiana. Su quelle pagine, dunque, ora trovano spazio quelle chiacchierate di bassissimo livello, che si presume del tutto inventate. Anche in Italia, però, quelle voci girano e non si fermano, al punto da trovare in un parlamentare eletto dal centro destra, Paolo Guzzanti, un efficace rilanciatore, pronto a tirare in ballo anche il Presidente della Repubblica, che sarebbe intervenuto per bloccarne la pubblicazione. E anche il Quirinale ha smentito.
Chi è curioso di conoscere il contenuto di quella roba smetta di leggere questo articolo. La bassezza ha un limite e non sono un palombaro. Quella robaccia sporca chiunque se ne occupi, quindi me ne tengo alla lontana. E’ utile, però, segnalare due rilevanti ricadute politiche, relative alla partita nella e della sinistra, come anche al modo in cui è selezionata la nostra classe politica.
Sono mesi che la campagna scandalistica va avanti, ma non si è rafforzata di nulla la possibilità che l’opposizione rappresenti l’alternativa all’attuale governo. Berlusconi paga il prezzo di una condotta personale disinvolta e scopre che, anche in famiglia, risulta evidente la rilevanza pubblica dei comportamenti privati, quando ne è protagonista chi chiede il voto dei cittadini. Ma quel che lui paga non lo incassa l’opposizione. Semmai va ad ingrossare il fondo contro la credibilità delle istituzioni, e non è certo una bella cosa. La campagna, dunque, serve a menar fendenti nella guerra interna alla sinistra, che si trascina da troppo tempo e non sembra avere approdi credibili, ma non funziona per aiutare la sinistra a vincere. E meno male, aggiungo, perché se quello fosse il terreno della battaglia decisiva la sinistra ne uscirebbe a sua volta devastata, perché costretta a seguire un’impostazione moralistica e giustizialista che è il succo profondo della destra più reazionaria. Se la sinistra dovesse riportare successi con queste armi, il riformismo moderno, occidentale e democratico ce lo scordiamo, e per sempre.
Siccome questo è evidente, a chiunque non sia fuori dal mondo, ne discende che la danza continua, con il ripescaggio di roba già precedentemente accantonata, proprio perché il vero obiettivo non è Berlusconi, ma chi nella sinistra ritiene possa esistere un programma, delle idee e delle proposte che prescindano dalla sua distruzione personale. I cecchini sparano fingendo di mirare al generale delle truppe avversarie, ma sanno che si trova troppo lontano e che il piombo ucciderà dei commilitoni, evidentemente considerati peggiori del nemico.
Si dirà: questi sono problemi della sinistra. Non lo credo, sono problemi di tutti noi, perché una democrazia funziona quando l’opposizione sa essere efficace, incalza il governo sulle cose che fa, denuncia quelle che non fa e si prepara a sostituirlo. Qui, invece, la politica s’è trasformata in sanguinosa attesa della fine.
Quel che ci riguarda tutti, inoltre, è il modo in cui la classe politica è selezionata. Questo è un problema molto grosso ed ineludibile, perché così andando regnerà il vuoto. In Italia abbiamo un problema di classe dirigente, non solo in politica, ma anche in economia, nella cultura, nel giornalismo. La qualità media scema e le ambizioni sono sempre più miserabili. E’ il sintomo di un Paese che perde il futuro, non lo pensa come spazio dei successi, ma come ineluttabile scorrere del tempo.
Nel caso della politica non è possibile continuare a promuovere parlamentari e governanti, di qualunque sesso, per amicizia e bella presenza. La cooptazione, ovvero la chiamata diretta dei vertici, c’è sempre stata, ma serviva anche a sveltire la carriera dei più bravi, non solo ad alimentare il coro dei consenzienti. Nei momenti di maggiore difficoltà, del resto, si vede subito quanto un leader è solo. Tanto più è isolato quanto meno è stato capace di trovare competenze, intelligenze e caratteri puntuti da valorizzare. Magari s’è risparmiato qualche fastidio, ma diventa più vulnerabile.

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