Politica

La polpetta avvelenata

Mario Monti comincia a lasciarsi alle spalle qualche chiodo a tre punte, per ostacolare eventuali inseguitori. Le richieste di Bersani neanche le ha sentite. Lo strisciare di Casini lo ha indotto a dargli una bella ciabattata (nulla di più, ma rumorosa). Di Berlusconi dice che è naturale si candidi, tanto non cambia nulla. Poi si chiede se in Italia c’è un leader. Nessuno creda che il professore parli solo per dar fiato alla voce, perché dietro questo fuoco fitto c’è un problema grande come una montagna: il modo e il momento in cui l’Italia chiederà gli aiuti europei. Quella è la questione centrale, il resto è fuffa.

Mentre i giornali si dilettano a magnificare i super-Mario, chi conserva la testa sulle spalle e un minimo di capacità di analisi vede una situazione ben diversa: la partita è in corso e nessuno farà sconti all’Italia, se anche riusciremo (ed è tutto da dimostrarsi) a pagare tassi d’interesse più bassi questo non significa che non pagheremo su altri tavoli. Quindi Monti avverte: fate come volete, supponete pure che il mondo dipenda dalle vostre dichiarazioni, che a decidere saranno le primarie nel Pd, quanta gente da bene va nell’Udc, o quanto Berlusconi stia pensando al futuro del Pdl, ma io vi dico una cosa: si decide a Bruxelles. Ovvero: la nostra sovranità è in pericolo. Si può pure credere che sia un bene (lo pensano quelli che prediligono le nerbate alle terga, a scopo educativo ed espiativo, io no, a me non piacciono), ma non si può far finta che non sia così.

Ed ecco la reazione sbagliata, propria di una classe dirigente il cui livello è complessivamente imbarazzante: bisogna trovare un capo del governo che abbia un suo peso a Bruxelles. Bersani no, Berlusconi no, Casini no, degli altri non si ricorda manco il nome, quindi: Monti. Qualche tecnico sta pure credendo che se trova casa politica si piazza in prima fila, con ciò dando prova della propria stoffa. Già logora. Invece le cose stanno diversamente, giacché, in un Paese serio: a. il capo del governo conta perché eletto per guidare l’Italia, Paese fondatore dell’Ue, secondo manifattore e terza economia d’Europa; b. la sua credibilità non dipende dalla simpatia che suscita fra i colleghi, ma dalle riforme che riesce a fare a casa; c. la sua forza si misura con la capacità d’opporsi alla cessione asimmetrica di sovranità e da quella che mette nel far valere l’ovvio, ovvero che la crisi è dell’euro, non di questo o quell’aderente; d. la sua stabilità non dipende dagli accordi fatti con forze politiche bollite, ma dal rapporto che instaura con il Parlamento nel suo insieme e con i cittadini. Monti non ha queste caratteristiche, la sua “agenda” è un miraggio, ma la sua forza deriva dal fatto che gli altri, sulla scena, sono pateticamente inadeguati.

Siccome l’Italia non è un Paese di deficienti e smidollati (non tutti), tocca anche ai mezzi d’informazione forzare la mano, per dare all’Italia che corre e produce la possibilità di vedere cos’altro c’è. Non sempre lo fanno, anzi, quasi sempre fanno il contrario, raccontando l’eterna storia inutile dei soliti noti e rintronati.

Attenti, però, perché i due Mario non sono mica riusciti a piegare i tedeschi, come si va dicendo con ingiustificata leggerezza, sicché gli aiuti dovranno essere chiesti, ma, ed è questo il punto, il Mario di Roma si rifiuta di farlo. Che lo faccia il successore. Si voterà prima, quindi, sia per consentire a Napolitano di gestire la danza, sia per servire al successore la polpetta avvelenata. A meno che non si spaventino tutti, sicché il professore farà domani quel che si rifiuta di fare oggi. Sapete qual è l’unico limite di questo simpatico giochino? Che ci rimettiamo la sovranità. Come quando, nell’Italia divisa, si chiamava lo straniero per fregare il connazionale.

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