Politica

La sfortuna di Ciampi

Sfortunato, il Carlo Azelio Ciampi, che concede al Corriere della Sera il gran colpo di un’intervista esclusiva. Sfortunato perché, delle diverse cose dette, il quotidiano ha scelto di evidenziare, nel titolo, il capitolo giustizia: “Ciampi: giustizia, né chiusure né proteste”. Che sembra un colpo al cerchio ed uno alla botte, ed invece è un colpo alla credibilità dell’Italia.

Sfortunato perché, in contemporanea con l’intervista è arrivato un giudizio stracciapelle del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, dove siamo osservati speciali a causa del record di condanne per denegata giustizia. Nel 2002-2003 si registra, infatti, “un aumento sia della durata media dei processi che dell’arretrato”, ed il nostro sistema giudiziario tende a “deteriorarsi ulteriormente”. Inoltre il Comitato si sente preso in giro, perché i rimedi e le norme “annunciate fin dal 2000 restano in attesa di adozione o di applicazione effettiva”. Insomma, la nostra giustizia è in stato pietoso e nessuno fa niente per migliorare la situazione.

Sfortunato, il Capo dello Stato, infine, perché nessuno gli ha fatto notare che, calendario alla mano, la legislatura volge al termine, ed il tempo che rimane si può impiegarlo per far qualche cosa oppure per trastullarsi in inconcludenti dialoghi. Le riforme, insomma, sono buone o cattive per quel che contengono, ed è gravissimo che qualcuno pensi che la giustizia sia un problema che riguarda i magistrati, mentre, invece, la giustizia è un problema di tutti i cittadini. E’ un problema politico che non deve essere trattato con una categoria, a meno che non si voglia trattare l’istruzione con gli insegnanti, la sanità con gli infermieri, i trasporti con i ferrovieri, lasciando indietro gli interessi degli studenti, dei malati e dei passeggeri. Vale a dire dei cittadini.

Spiace constatarlo, ma un appello al dialogo, oggi, a questo punto della legislatura, è più che altro un appello alle chiacchiere. Che sono l’ultima cosa di cui la giustizia ha bisogno.

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