Politica

La sinistra senza Prodi

Il governo Prodi non c’era più già durante la manifestazione di Vicenza, e lo scrivemmo. Il Senato ha solo notificato il fatto. Due capi partito dell’Unione sfilavano contro la politica estera governativa e la maggioranza si era squagliata su un tema decisivo, anche se loro hanno creduto che l’ipocrisia doppiogiochista potesse essere dottrina universale.

Adesso: a. possono rimpastare quanto vogliono, ma al Senato continuerà a mancare una maggioranza coerente con i risultati elettorali; b. se si tornasse alle urne il centro sinistra verrebbe polverizzato; c. sui temi specifici dell’Afghanistan e di Vicenza, quindi non sull’insieme della politica estera, il governo non ha la maggioranza ma in Parlamento c’è una maggioranza quasi unanime. La seconda evidenza li induce a fare qualsiasi cosa pur di evitare le elezioni. Già, ma cosa?

Se si tengono Prodi e si chiudono nella coalizione non fanno che scavarsi una buca ancor più profonda. Prima o dopo ricascano e si fanno assai male. Ciò, unito al punto c., spinge qualcuno, nel centro destra, a lanciare segnali di disponibilità. Errore, e non per questioni di lealtà o coerenza, che sono bubbole, ma per ragioni politiche. Non può essere utile alcun dialogo se non a partire dalla rottura della coalizione di sinistra, e perché questo avvenga occorre non la tattica furbetta del centro limaccioso, ma che sia una parte della sinistra a riconoscere l’evidenza del pareggio elettorale ed a trarne le conseguenze, dopo l’arroganza di dieci mesi fa, offrendo quel che le fu offerto: un governo di tregua, per le riforme ed il ritorno al voto. Se non lo fanno, e non credo che abbiano la lucidità ed il coraggio per farlo, il dialogo è inutile palestra, dove anche i volenterosi, dopo un volteggio, si schiantano al suolo.

Il prodismo, da undici anni, impedisce alla sinistra di fare i conti con se stessa e di diventare forza seria di governo. E’ l’oppio dei comunisti, convinti che con la sua indifferenza politica e la sua tecnica di potere si possa battere Berlusconi ed occultare la storia (la loro, personale, morale ed economica). La classe dirigente che fu comunista è rimasta prigioniera di se stessa, per assenza di coraggio e cultura. Prodi è il loro secondino. Liberiamoli.

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