Nel mentre il Pdl continua a votare la fiducia al governo, pur su leggi che non condivide (e che non condividono né gli altri né il governo stesso, visto che, come quella sul lavoro, promettono di modificarle subito dopo), mentre vota una mozione di sostegno a Mario Monti, considerando la necessità di mandarlo forte all’incontro europeo, Pd e Udc lanciano la nuova moda estiva: allearsi contro l’irresponsabile antieuropeismo del Pdl, incarnato nelle parole del suo padre-padrone, secondo cui non è poi da escludersi che l’euro possa saltare. Moda surreale e pazzotica, che ben descrive l’assoluta inconsistenza e incoscienza del nostro dibattito interno. Ne scrivo con un certo timore, dato che anche solo prendervi parte è squalificante.
Nel pollaio peninsulare il mondo si riduce alla necessità di spiegare che tutte le colpe ricadono sul gallo precedente, quello che canta da un ventennio. Accertato questo si passa al becchime, coccodando sculettanti e chicchiricchiando patetici. Peccato che la coppia Berlusconi-Tremonti ha effettivamente fallito la missione che si era data, e per la quale aveva preso i voti, ma non sul fronte del rigore, dove il risultato è lusinghiero, dato che all’appuntamento con la crisi giunse un’Italia in avanzo primario, ma sul fronte dello sviluppo, avendo fatto poco in materia di semplificazioni, niente in materia di liberalizzazioni e tutto il male possibile in campo fiscale. Ma vallo a spiegare ai tronfi gallinacei, usi a parlar una lingua buona solo per nascondere il loro non aver capito un piffero.
Veniamo all’euro. Che così andando è destinato a schiantarsi lo scrivo da tempo, restando europeista. Ma mi rendo conto che è irrilevante. Lo scrivono e dicono economisti di prima grandezza. Lo capisce anche la sora Maria, cui fu venduta la balla che bastasse andare a letto con le galline, anziché con le pollastre, e lo spread si sarebbe contratto, sicché ora anch’ella ha imparato a non fidarsi di chi parla a vanvera. Siamo tutti demagoghi, populisti e irresponsabili antieuropeisti? Il bello è che tale accusa viene da quelli che si sono battuti per una vita, contro l’Europa e contro l’euro. Che lo spiedo li rosoli.
Se si procede come ci s’è incamminati, non potendo svalutare l’euro e non volendo federalizzare il debito pubblico, si pretende di svalutare cittadini, società e tenore di vita. Una politica progressista con i fiocchi, non c’è che dire. Visto che l’argine alla speculazione contro i debiti pubblici lo si è allestito utilizzando le banche, e visto che il non cessare del fuoco le mette in difficoltà, non potendo e non volendo fare l’Europa politica si corre ad attrezzare almeno quella bancaria. Che è necessario, ma prefigura un futuro tetro, con il credito utilizzato per dar ossigeno agli erari, togliendolo al sistema produttivo. Questa sarebbe l’Europa da desiderare? Se si dice che è una trappola micidiale, destinata a creare povertà e ingiustizia sociale, si è dei populisti? A me pare si sia cretini a non accorgersene.
Monti, come chiunque guidi il governo italiano, è forte dell’essere a capo della terza potenza economica europea, di un sistema produttivo ricco e solido, di un Paese fondatore della Comunità e dell’Unione. Con o senza mozioni parlamentari. Certo, le difficoltà sono enormi, rese ancora più complicate dall’avere commesso errori culturali: il governo Berlusconi avendo accettato le ricette della Bce e della Commissione; la sinistra avendo rimproverato il governo Berlusconi di non averle accettate abbastanza (ma che razza di sinistra è?); il governo Monti di essersi presentato come il migliore applicatore di quelle misure. Dopo sette mesi siamo più poveri, più impauriti e con gli spread al solito posto. Non sta bene dirlo? E’ pericoloso tacerlo.
Abbiamo un fronte interno, nel quale si combatte con riforme istituzionali (le sole preferenze, aggiunte a questo sistema elettorale, sono una presa in giro), le riforme del mercato, le liberalizzazioni, i tagli alla spesa pubblica corrente e le dismissioni di patrimonio. Al momento non s’è visto nulla, salvo il colpo alle pensioni, menato con forza cieca. Poi c’è un fronte europeo, dove serve maggiore collegialità, più integrazione politica e scontro con l’inquietante pangermanesimo. Al momento s’è capito solo che continuare con l’andazzo dei compiti a casa serve a poco. Ma son fronti distanti dal comprendonio e dagli agi del pollaio, dove si discetta d’alleanze fra moderati e progressisti, ove i primi sarebbero quelli che non prendono voti e i secondi quelli che desiderano tornare al passato. Più li guardi, questi pennuti non volanti, più ti fa simpatia la volpe.