Come le frignanti adoratrici dei fumettoni, anche Mussi ed i suoi compagni potranno dire: “come abbiamo pianto bene”. Le loro lacrime possono anche essere sincere, ma rischiano d’essere inutili e, appunto, di passare facilmente dal dramma alla farsa.
Vedete, se il sistema elettorale resta quello che è, così come con quello predente, e così sempre se il premio va alla coalizione e non al partito che prende più voti, è inutile piangere, perché tanto ci si ritrova comunque tutti assieme. A sinistra come a destra.
Se si cambia legge elettorale e si cancella il premio alle coalizioni, allora casca Prodi. Non nel 2011 (se lo sogna), ma domani mattina. Il che è prevedibile per due ragioni: la prima è che per fare una riforma di quel genere è necessario un vasto consenso parlamentare e, tanto per non dirla in politichese, la partecipazione dei berlusconiani, i quali possono essere interessati ad un accordo con la sinistra, ma non a tenere in piedi Prodi; la seconda è che lo stesso Prodi è il garante della sinistra antagonista, verde e comunista, ora rinforzata dai lacrimanti in transumanza, ed è poco credibile che il suo governo resti in piedi per propiziarne la mattanza. Il professore lo ha capito, è un furbacchione, ma non gli basterà dire che non si candida più, nel lontanissimo ed irraggiungibile 2011, per sfuggire al regolamento dei conti.
Si potrebbe tenere assieme le cose e limitarsi a parlare di riforma elettorale per qualche anno, quindi si potrebbe allegramente chiagnere e sfottere, se non fosse che c’è di mezzo il referendum. Quei disgraziati dei comitati referendari non si vogliono fermare e se gli italiani fossero chiamati alle urne la primavera prossima i partiti unici si dovrà farli sul serio, buttando veramente a mare chi s’attarda con falce e martello. Alla fine, ci sono tre possibilità: 1. non cambia nulla e si vota, presto, con questo sistema elettorale (lacrime inutili); 2. si cambia sistema in senso maggioritario ed allora, che si facciano o no le larghe intese, casca Prodi (lacrime di gioia); 3. per incapacità parlamentare la scelta passa alle urne referendarie, ed in quel caso saranno gli italiani a fare i congressi e mandare a casa gli estremisti d’ambo le parti (lacrime vere). Scusate, quindi, se non m’appassiona il fine settimana congressuale.