Politica

Laici, punto e a capo

Ci abbiamo provato, con Arturo Diaconale, a porre il problema di una rappresentanza politica efficace dei laici. Ne esiste il bisogno e c’è lo spazio. Non ci siamo riusciti, e sarebbe sciocco non prenderne atto. La ragione dell’insuccesso, inutile girarci attorno, sta nel fatto che i più preferiscono essere capi con lo zero virgola, piuttosto che parte di un disegno ed una battaglia politica.

Ciascuno ha preferito dedicarsi al proprio orticello, consolandosi con il fatto che se anche i frutti sono striminsiti, comunque gli appartengono.

La ragione dell’insuccesso, inutile girarci attorno, sta nel fatto che i più preferiscono essere capi con lo zero virgola, piuttosto che parte di un disegno ed una battaglia politica. Ciascuno ha preferito dedicarsi al proprio orticello, consolandosi con il fatto che se anche i frutti sono striminsiti, comunque gli appartengono.

L’occasione propizia erano le elezioni europee. Sprecata. Sprecata dai radicali, che hanno preferito un risultato modesto, ma proprio. Sprecata dai repubblicani, che con Sgarbi hanno dato vita ad una roba che doveva essere di lungo periodo (lo dicevano e scrivevano loro) e non è durata nemmeno fino al voto, che, comunque, si è risolto in un fiasco imbarazzante. Sprecata dai liberali, che non sono riusciti a trovare nessuna sponda. Utilizzata dai socialisti di De Michelis per segnare un orgoglioso ritorno sulla scena. Poi sono arrivate le elezioni regionali, dove non solo non si è neanche provato ad avere un simbolo comune in tutte le regioni, ma, anzi, si sono fatte alleanze a caso e di volta in volta, più necessitate dall’incapacità di fare altro che destinate ad essere la tessera di un quale che sia mosaico. Anche questa volta, il risultato è imbarazzante.

Sia chiaro, data la situazione di tutti e di ciascuno non è la scarsezza dei voti a giustificare la mia critica. Avessi diretto io le operazioni, probabilmente se ne sarebbero presi meno (ove possibile). Ma la debolezza elettorale è addirittura inferiore a quella dimostrata nella proposta politica. I gruppi dirigenti dei partiti dell’area laica continuano a non aver capito un accidente del mondo in cui si vive, vivendo essi ancora in un mondo che non c’è più.

La ricerca spasmodica di ciò che divide, di ciò che distingue (un liberale da un radicale, un repubblicano da un socialista), è figlia non solo di un proporzionalismo che non c’è e non torna, ma per giunta calato nell’Italia degli anni cinquanta e sessanta, nell’alternativa fra centrismo e centro sinistra. Roba fossile. Il maggioritario obbliga a pensare ed agire in modo diverso, e, tanto perché non vi siano alibi, obbligherebbe ancor più un redivivo proporzionale.

Nel maggioritario, in fondo, si può sperare che un partito grande decida di salvare qualche Panda, per farsi bello e mostrarsi plurale. In un futuro proporzionale, ammesso che arrivi prima dell’estinzione, chi non starà, con le proprie forze, sopra la linea di galleggiamento, annegherà. Per questo sorrido a vedere i groppuscoli dirigenti battersi per il proporzionale, scambiando la forca per una collana.

Il paradosso sta nel fatto che mentre queste dirigenze partitiche, sempre meno politiche, si automassacrano, la realtà apre ancora nuovi spazi a quelle che dovrebbero essere le loro ambizioni elettorali e politiche. Li apre nei confronti della sinistra, dove la vittoria elettorale si accompagna ad una totale indeterminatezza della linea politica. Li apre nei confronti della destra, dove l’indebolimento di Forza Italia lascia liberi elettori d’opinione. Quelli sono i nostri spazi.

Per occuparli, per pretendere di avere un ruolo e giocare una partita, dovremmo prima di tutto schierare giocatori al di sotto dell’età pensionabile. Basta, c’è un gruppo dirigente (con personalità che mi sono care) che ha il dovere, il dovere, di lasciare spazio e togliersi da torno. Ci sono mezze tacche che campano di rendita storica, sconoscendone anche la storia. Poi dovremmo sfoderare idee e promuovere battaglie capaci di sparigliare il bipolarismo mummificato. Infine dovremmo avere dei quattrini. Della seconda cosa siamo capaci, e da qui si deve partire, subito, per arrivare alle altre due.

Condividi questo articolo