Si chiacchiera, nella Roma politica, dove le chiacchiere non costano neanche il caffè, perché già pagato da altri, dell’ipotesi che la Lega possa soccorrere la pericolante sinistra, trasfondendo sangue nuovo e vivace in un corpo che si regge con quello nobile ma attempato dei senatori a vita. Non ci credo, ma, prima ancora, spero che non accada. E lo spero per ragioni tutte politiche.
Intanto perché non c’è una sola legislatura vinta dalla sinistra, da che facciamo finta di essere in un sistema maggioritario e bipolare, in cui la maggioranza espressa dalle urne riesce ad arrivare a quelle successive. Si cominciò nel 1994, quando vinse il centro destra, ma con una maggioranza risicatissima al Senato, tanto che anche allora i senatori a vita ebbero un ruolo. Era la prima volta e nessuno aveva messo in conto che Berlusconi potesse spuntarla. Qualche genio della sinistra (Bassanini) sostenne che non era il caso di contestargli il conflitto d’interessi giacché con lui come avversario il trionfo della “gioisa macchina da guerra” era garantito. S’è visto. Ma a Berlusconi il governo lo soffiarono via, soffiandogli la Lega che allora abboccò all’esca allevata nelle sale del Quirinale. Poi, nel 1996, vinse Prodi e la sinistra. Di lì a poco si ritrovò a spasso e la maggioranza cambiò con l’apporto atlantico degli uomini di Cossiga, pronti a sostenere un D’Alema che portava l’Italia in guerra contro Milosevic, facendo alzare in volo i bombardieri e gloriandosi delle insegne Nato. Scelta opportuna, che il cambio di maggioranza propiziò cinicamente accettando che a guidare il governo fosse la stessa persona che “contro ogni guerra” sfilava verso il Vaticano, con i bimbi in collo. Ah, se i pacifisti, multicolori e con l’eco nel cranio, avessero almeno un po’ di memoria! Terminata l’operazione bellica, ed ingollata Telecom Italia con un’operazione che, ancora oggi, si ha paura a raccontare, anche D’Alema poté accomodarsi e la legislatura fu chiusa da Giuliano Amato. Quella iniziata nel 2001 è l’unica a non aver cambiato squadre e bandiere. L’attuale, nata quest’anno, ha cominciato ad agonizzare quando ancora non aveva toccato la culla.
Morale, tenere su la maggioranza allargandola è come dire agli italiani: siete scemi, e sono dodici anni che credete ad una balla. Sarebbe cosa diversa, naturalmente, non allargare la maggioranza ma accettare una specie di ripensamento istituzionale, assegnare alla legislatura un ruolo costituente e varare una tregua per le riforme. Ma lo avete sentito Veltroni? Facciamo la Costituente, dice, ma Prodi non si tocca. Vabbe’, ne parliamo un’altra volta.
Spero che la Lega non vada a sinistra anche per ragioni di contenuto. Era a sinistra, infatti, quando volle riunire una roba chiamata “parlamento del nord”, e coloro i quali avevano menato scandalo per il millantato secessionismo non profferirono verbo. Era a destra, la Lega, quando con Calderoli ministro lavorò ad una riforma costituzionale che poneva rimedio alla dissennata demolizione dell’interesse e dell’unità nazionale, voluta dalla sinistra in fine legislatura, contenuta nella riforma del titolo quinto della Costituzione. Dal che deduco che la sinistra rende peggiore la Lega, senza che la Lega renda migliore la sinistra.
Infine, che la Lega vada a dare manforte ad un governo che tassa il lavoro ed allarga ulteriormente lo Stato vorrebbe dire che, dopo una non elegante propaganda contro “Roma ladrona”, si acconcerebbero a favorire la “Roma padrona”. Non ci credo, e spero di non doverci credere.
E’ vero, e l’abbiamo scritto più volte, che il bipolarismo italiano è alquanto bastardo, costringendo entrambe le coalizioni a mettere assieme di tutto per vincere le elezioni, condannandosi poi a non governare. Ma è vero pure che, come l’esperienza dimostra, forse anche per un certo complesso d’inferiorità culturale e politica, il centro destra non consente a nessuno dei propri alleati di deragliare più di tanto dai binari della ragionevolezza. Magari stanno fermi, magari troppo, ma non vanno per campi a far danni. A sinistra, invece, domani sfilano contro Israele, ieri hanno stabilito che una quarantina di spinelli possono sempre tornare utili, mandano in giro per il mondo capi politici che pretendono di stabilire cosa deve fare e non fare una società quotata in Borsa, e ci manca solo che siano disposti a carezzare il lato più ruvido di una Lega che, in quelle condizioni se li porterebbe a spasso per strullerie. Magari fanno una sinergia con i gazebi, e mentre gli uni eleggono un altro parlamento alternativo gli altri rifanno le primarie contando più voti che votanti.
No, questa è solo una chiacchiera, che magari intriga qualche parlamentare che della capitale s’è innamorato, o almeno delle comodità legate al seggio, delle puntarelle con salsa d’alici che lasciano quella deliziosa fiatella durante la pennica riflessiva, fra un’apertura di dialogo e l’altra, prima della cena fra amici e fanciulle compiacenti (oh, ragazzi, occhio che son sempre le stesse!), felici di salutare il compunto collega della sinistra, che se la tira tanto con il suo spessore culturale, ma, cacchio, organizza delle festicciole da sogno. Ecco, fermiamoci alla festa, Poi a letto.