Politica

L’equivoco ONU

Tutti vogliono l’ONU, adesso, in Iraq. Il Presidente della Repubblica, spiace osservarlo, spinge l’errore fino a farlo divenire paradosso: vuole che sia l’ONU a incaricarsi del controllo post bellico, ed afferma che mai un soldato italiano calcherà il suolo di quel paese.

Due cose in visibile e clamorosa contraddizione.
Nessuno, che mantenga consuetudine con la ragionevolezza, può pensare che l’Iraq liberato da Saddam possa essere amministrato contro gli interessi di chi ha pagato il prezzo politico, il prezzo umano ed il prezzo economico della liberazione. Le Stesse Nazioni Unite, che hanno per più di dieci anni accettato di farsi prendere in giro dal regime iracheno, non possono neanche pensare di avere un ruolo in quell’area a partire dalla sconfessione politica e militare di chi quell’area ha reso accessibile e praticabile.
Non di meno, ed è la più che giusta convinzione inglese, c’è una collettiva convenienza a non lasciar soli gli angloamericani all’indomani della guerra. Questo può avvenire, e sarebbe bene avvenisse, a tre condizioni: 1. nessuno si sogni di definire illegittima l’iniziativa militare che ha detronizzato il dittatore; 2. ciascuno si impegni a mantenere il territorio sotto controllo; 3. si ripartiscano le spese di guerra e di ricostruzione.
Chi vuole l’ONU in Iraq deve anche volerci i nostri soldati, a fare il mestiere che, forse, meglio sanno fare. Chi vuole l’ONU in Iraq deve anche volere il riconoscimento dell’opportunità di una guerra che si spera possa concludersi presto. Chi vuole l’ONU in Iraq deve anche opporsi all’idea che l’ONU sia sbeffeggiato ed ignorato dal satrapo di turno. Chi vuole la prima cosa e si oppone alle seconde è semplicemente fuori dalla realtà.

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