Politica

L’Europa spezzata

Temo che d’Europa si dovrà tornare a parlare, per porre una questione politica che la dividerà, anzi, che ne dimostrerà l’inesistenza. E lo scriviamo noi, europeisti da sempre, perché non sono possibili proroghe.

Che, fra i Paesi dell’Unione, esistano politiche estere diverse è noto, ed anche che queste differenze sono giunte al culmine nel corso della crisi irachena.

Non di meno fa impressione prendere in mano i quotidiani europei di questa settimana.

Due ostaggi statunitensi sono stati sgozzati, in modo indicibile, filmati nella loro lunga agonia, il loro sangue schizzato a sporcare la faccia dell’Occidente. Un terzo ostaggio, inglese, è mantenuto in vita, ma al solo scopo di alimentare giorni e giorni di video che mostrano prima i familiari, poi l’ostaggio stesso rivolgersi, direttamente e personalmente, a Tony Blair per chiedere l’aiuto che salvi una vita. Signor Blair, per favore, ci aiuti. Signor Balir, non voglio morire, non è giusto. Ed il rullo televisivo gira, invadendo ogni angolo della nostra vita.

Si giuoca anche con la vita di due ragazze italiane, ragionevolmente colpevoli di null’altro che d’essere italiane. Ed ancora si tira in ballo Silvio Berlusconi, attribuendo a lui la responsabilità dello scannamento.

Una strategia mediatica, quella dei terroristi, che, al tempo stesso, nega la democrazia e ne sfrutta i meccanismi. La nega perché in democrazia non esistono capi che tutto possono, nella vita e nella morte, non esistono poteri assoluti, esistono governanti, ma non despoti. Quindi, in ogni caso, la responsabilità della politica estera inglese è in capo al governo ed al Parlamento inglesi, e così anche in Italia. Rivolgendosi alle singole persone i terroristi negano l’impianto stesso della nostra civiltà (la civiltà democratica, superiore ad ogni altra). Ma rivolgendosi alle persone dicono ai cittadini elettori: liberatevi di questa gente, ritiratevi nel vostro giardinetto, non mettete piede dalle nostre parti, e, per qualche tempo, non tireremo per i capelli la testa di vostri connazionali, nel mentre la lama apre loro la gola. Vale a dire che lavorano, i terroristi, sfruttando quello che ritengono essere il punto debole della democrazia, ovvero la subordinazione ad un’opinione pubblica che immaginano dedita ai consumi ed all’edonismo, sdegnosa d’ogni forza ed ogni dolore.

Non sono “medioevali” questi sgozzatori. Al contrario, sono anch’essi figli di un mondo mediaticamente unito, e ne sfruttano la forza per far esplodere la sua parte più avanzata: le democrazie.

Per questo si resta basiti nel prendere la stampa spagnola di mercoledì. La Vanguardia neanche parla, in prima pagina, degli ostaggi. El Pais dedica loro tre righe (tre righe) il cui titolino è “Decapitato el segundo”. E chi era il primo? C’è un terzo? Di che stiamo parlando? Si sente un brivido, lo stesso giorno, nel vedere che Le Monde dedica il titolo d’apertura al fatto che Kerry contesta Bush, ritenendo un errore la guerra in Iraq. Hanno appena tagliato la gola ad un cittadino statunitense, e la notizia è che Kerry attacca Bush?

Il che poi, intendiamoci, è un bene ed è falso. E’ un bene, perché negli Stati Uniti si fanno le elezioni, e si vota dopo un ampio e libero dibattito, potendo dare la preferenza ad uno dei due candidati. Mica come in Francia, l’ultima volta, quando al ballottaggio arrivò Le Pen. Ed è falso perché è sì vero che Kerry attacca Bush, ma non è affatto vero che proponga di far fagotto ed abbandonare l’Iraq.

Allora, ditemi, perché dovremmo tacere l’enorme problema che abbiamo di fronte? Due Paesi, la Francia e la Spagna, si sono umiliati e si umiliano davanti al terrorismo islamico e, fermo restando il diritto di ciascuno di essere contro la guerra, per non esporre l’assurdità della loro posizione, di fatto, truccano la realtà. Sia i governi che la libera stampa. Il che significa che si è diffusa, in quei Paesi, la convinzione che esiste un interesse comune a porsi lontano da Stati Uniti, Inghilterra ed Italia. Può, questo, conciliarsi con il fatto che si pretende di avere interessi economici comuni con Inghilterra ed Italia, esiste, cioè, un interesse che supera la sicurezza e la vita dei propri cittadini, al punto da giustificare la schizofrenia? A me pare di no, e credo anche che sia un tema ineludibile.

Possiamo avere una moneta comune ed una comune banca centrale, possiamo, quindi, avere in comune la politica del credito e quella del debito pubblico, pur conservando diversità non secondarie in politica estera. Non è una situazione ottimale, ma è sopportabile. Ma non possiamo avere quelle cose in comune quando, poi, a fronteggiare la guerra mossa a tutto insieme l’Occidente democratico vanno (e pagano) solo alcuni, mentre gli altri volgono la testa altrove, ignorano anche la cronaca e si preparano a sfruttare il vantaggio (che non ci sarà) di un più facile dialogo con i paesi produttori di petrolio.

Non porre questo problema significa aver già preso atto che l’Unione Europea ha finito d’esistere. Ancora prima di nascere.

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