Politica

Lezioni francesi

Dalle elezioni francesi giungono diverse lezioni, utili. Tutto sta a leggerle senza lasciarsi distrarre dalla propaganda. E tutto sta a capire che molto ha a che vedere con il sistema elettorale, il cui meccanismo a doppio turno non è neanche lontano parente di quello, incosciente, che s’intende adottare per l’Italia.

Le lezioni in francese hanno valenza europea. 1. Una terribile crisi di classe dirigente, considerato che il vincitore è un ex presidente e la più in ascesa è figlia di chi già arrivò al ballottaggio, per le elezioni presidenziali. Si trascina al presente e si proietta nel futuro una sfida del passato. 2. Gli elettori disertano in maggioranza le urne. 3. Il governo perde elezioni dopo elezioni (in Francia è facile spiegarlo, perché François Hollande ci mette molto del suo, ma accadeva la stessa cosa in Germania, dove, del resto, Angela Merkel governa ancora, ma in coalizione con i suoi avversari, non avendo voti per farlo da sola). 4. Il Front National è sconfitto, ma per come funziona il sistema elettorale, dato che il partito di Marine Le Pen raccoglie sempre più voti. 5. Non è vero che la destra di Nicolas Sarkozy cresce perché usa le tesi di Le Pen. Sono alleati con l’Udi (Unione democratici indipendenti), il cui leader, Jean-Lous Borloo, debuttò nelle liste di Simone Veil, ebrea, deportata ad Auschwitz, giscardiana, europeista e primo presidente del Parlamento Europeo. E anche sul tema immigrazione, che Sarkozy ha sempre usato per fare il duro, sostengono: accogliamo tutti purché riconoscano il nostro modello civile. Dovessi tradurla in italiano aggiungerei: accogliamo tutti, finché possibile, etc.. E’ ben diverso dall’usare la paura dell’immigrazione. 6. La maggioranza dell’elettorato francese (come quello italiano) è sempre stata moderata. La sinistra vince quando si presenta riformista e moderata, usando anche il rigetto dei governanti uscenti. Ma se si sommano i voti Ump-Udi a quelli Fn, ora si arriva quasi al 70%. Segno che molti moderati (specie a sinistra) si sono astenuti e che nei voti Fn ce ne sono non pochi che vengono da sinistra.

Veniamo alle lezioni in italiano. Il ballottaggio a doppio turno funziona. I francesi delle europee e quelli delle dipartimentali sono le stesse persone, eppure i risultati sembrano diversi. Accade perché, fuori dal proporzionale, l’elettore ha prima la possibilità di votare secondo l’umore, poi quello di scegliere chi far vincere. E’ pieno di difetti, ma funziona. Ovviamente in tandem con l’elezione diretta (e similare) del presidente della Repubblica. Quel sistema non è quello che vuole Matteo Renzi? Neanche per sogno: lì il doppio turno è sempre di collegio e porta all’elezione di una persona, qui lo si vorrebbe nazionale e con vittoria di listone. E’ l’opposto.

Non sono fra quanti vedono in Renzi un potenziale despota. Non scorgo pericoli per la nostra democrazia. Però quel sistema elettorale è pericolosissimo, giacché porta, dopo un mese, un anno o una legislatura, a uno dei due possibili sbocchi: a. il trionfo del trasformismo; b. l’irreggimentazione forzata dei parlamentari e la limitazione della loro libertà. Meglio il primo del secondo, ma meglio ancora nessuna dei due. Abbiamo passato anni (siamo stati i primi) a dire che le coalizioni salsiccia non funzionavano e ora ci rammarichiamo se si prova a superarle? Capita perché non le si supera affatto. Solo che la salsiccia cambia foro d’ingresso.

Giampaolo Pansa ha scritto un articolo bellissimo, pubblicato domenica da Libero. Ha ricordato che i listoni della legge Acerbo erano coalizzanti, non monocolori, e che nel Partito nazionale fascista esisteva opposizione a Mussolini. L’autoritarismo non è solo volontà, ma anche insidia che si annida nelle pieghe del grottesco, nell’humus conformista, fra le pietre della viltà. Una buona (perfette non ne esistono) combinazione di sistema istituzionale e sistema elettorale tutela la democrazia dalla potenza dei cretini e dall’attrazione dei salvatori della Patria. Tenendoseli, perché espressione dell’elettorato, ma lasciando in vita i semi del buon senso e della ponderazione. In Francia c’è. Ammaccata, in un Paese con i conti scassati, ma c’è. La cucina italiana sta mestolando una sbobba velenosa.

Pubblicato da Libero

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