Politica

L’immunità parlamentare

Ancora un passo falso, ancora un pasticcio, ancora un non senso. La politica si mostra incapace di affrontare con serietà i problemi della giustizia.

Prima l’onorevole Nitto Palma, esponente di Forza Italia, presenta un emendamento alla legge sull’immunità parlamentare, attualmente in discussione, con il quale chiede, sull’esempio spagnolo, che i procedimenti penali a carico di parlamentari siano sospesi per tutta la durata del mandato. Si solleva, puntuale, la polemica; Casini ne parla con Berlusconi; l’emendamento viene quindi ritirato. Nitto Palma aggiunge: “preferisco ritirare il mio emendamento per trasformarlo in una proposta di legge, affinché si creino spazi e condizioni per un dibattito serio ed approfondito”. No, l’onorevole Palma deve avere la cortesia di non mettere a dura prova le nostre capacità di comprendonio: lui l’emendamento non preferisce ritirarlo, ma glielo hanno fatto ritirare, con tanto di comunicato stampa che chiarisce la dinamica dei fatti; a questo si aggiunga che un emendamento non è certo un decreto legge e, quindi, lo si discute negli stessi tempi e con la stessa serenità di una qualsiasi proposta di legge. Palma avrà poca dimestichezza con i lavori parlamentari, ma troverà agevolmente un funzionario disposto a spiegargli la faccenda. Quindi l’emendamento è ritirato e la cosa muore lì, ora e per sempre.

Ma non si seppellisce il problema, quello dell’immunità parlamentare, che, anzi, ne esce complicato e, se possibile, aggravato. Esaminiamolo nel merito, e vedrete che saremo condotti a conclusioni assai diverse da quelle verso le quali veleggiano i lavori parlamentari.

L’idea di proteggere i parlamentari dagli abusi di una giustizia manovrata politicamente è giusta, ma figlia di un’epoca diversa dalla nostra. Nessuno ha mai pensato che un parlamentare possa strangolare la moglie e, poi, al momento dell’arresto, abbia il diritto di sostenere che si tratta di una macchinazione politica. Ma l’immunità, il giudizio politico sull’indagine condotta dalla magistratura, era più che giusta e giustificata da un passato in cui proprio le epurazioni giudiziarie erano servite a far fuori l’opposizione: dopo il ventennio fascista era più che legittimo considerare la difesa d’ogni singolo parlamentare un elemento di difesa della democrazia tutta. Da questo punto di vista le citazioni della legislazione spagnola sono rivelatrici: la Spagna, difatti, è uscita dal fascismo assai più tardi dell’Italia.

Oggi, però, viviamo in una condizione del tutto diversa. Altri sono i pericoli ed altri devono essere i rimedi. Nel corso del passato decennio le operazioni condotte da certa magistratura hanno cambiato radicalmente il panorama politico. Ciò sta a dimostrare che il pericolo “fascista” è più vivo che mai? No, perché le cose sono andate in modo del tutto diverso.

Mussolini, per garantire il risultato giudiziario, dovette creare i Tribunali Speciali, che operarono secondo i suoi desideri ed indicazioni. Nell’Italia di oggi (e ci mancherebbe) la magistratura giudicante ha, almeno nella gran parte, mostrato di funzionare: le incriminazioni in massa dei politici si sono tradotte nelle loro assoluzioni di massa; il reato effettivamente più ricorrente è semmai stato quello di finanziamento illecito, che è peccato grave ma politico, tutt’ora in voga e non risolto. Ciò significa, si badi bene, che quel mondo politico non è stato sterminato dai processi, ma dall’inquisizione e dall’interazione fra questa ed un sistema dell’informazione tutt’altro che libero e responsabile.

I rimedi, allora, devono essere cercati su due diversi piani. Da una parte deve sveltirsi la macchina della giustizia: ci sto ad essere accusato ingiustamente, può capitare e l’errore non è sopprimibile, ma se sono colpevole od innocente me lo dite in qualche mese, non in qualche decina di anni. Questo è il punto, questa la piaga che relega la giustizia italiana fuori da ogni parametro di civiltà: i tempi. Che si è fatto e che si fa per rimediare? Non sarebbe più sensato che su questo l’opposizione sfidasse l governo ed il governo l’opposizione, anziché attardarsi in battaglie di retroguardia tanto inquinanti quanto inutili?

Dall’altra parte si deve osservare che il problema dell’uso politico dell’accusa si risolve anche sul terreno della crescita civile. Occorrerebbe un sistema dell’informazione capace di interiorizzare e diffondere nient’altro che i principi costituzionali, nonché quelli che presiedono ai trattati internazionali: un cittadino è innocente fino a sentenza definitiva che ne dimostri la colpevolezza. Basta questo per disarmare la mano assassina che utilizza accuse campate per aria, destinate ad essere umiliate in sede di giudizio, allo scopo di interdire la vita democratica.

Se di questo il mondo politico fosse consapevole, sarebbe anche capace di esercitare una reale e positiva azione, saprebbe comprendere che la propria difesa non passa più attraverso norme di difesa del singolo parlamentare, ma attraverso una più diffusa cultura delle regole e dei diritti. Attraverso, in altre parole, la difesa di tutti i cittadini dalla malagiustizia e dalla cultura giustizialista. Ma di questo non sembra capace, quel mondo, popolato com’è da figli dello stupro e pretendenti stupratori in difetto d’erezione. Il risultato sarà quello che è: passi falsi, pasticci, gran cagnara, e degrado della giustizia, cui, oramai, quasi tutti non credono. Con gran pacchia per i colpevoli e gran danno per gli innocenti.

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