Non solo manifestare è lecito, ma sono anche favorevole alla cancellazione dei reati d’opinione. Quel che è successo a l’Aquila ed a Bologna, però, merita d’essere preso in modo maledettamente serio. E’ lecito che la sinistra movimentista contesti Prodi per la base Nato di Vicenza, e lo dico non condividendo nulla di quella protesta. Non è il colore o la tesi del dissenso a far la differenza della sua legittimità.
Ma quando in un corteo s’inneggia a Barbara Lioce e si ritiene troppo rigido il regime duro della sua detenzione, quando si scrive sui muri che finalmente Marco Biagi non pedala più, bhe, in questi casi è bene far sapere ai manifestanti che è breve il passo che li divide dalla meritata galera. Il terrorismo brigatista, nell’Italia di oggi, è una sopravvivenza fossile di una guerra civile che fu fredda, ma non per questo senza sangue. Fra i reduci della macelleria d’un tempo ci sono quanti s’industriano a ricordare d’essere stati in buona fede, di avere ucciso pensando di far del bene, di combattere per una giusta causa, e di trovare nella cecità ideologica che li afflisse la causa del disastro cui hanno votato la propria vita, spegnendo quella altrui. Questa gente troppo spesso sale in cattedra, troppo spesso dimentica di non potere esporre null’altro che la propria meritata e positiva sconfitta. Ma, appunto, noi ricordiamo che alcuni di loro si persero proprio perché si consentì di girare per le strade inneggiando alle armi, alla P38 ed al terrorismo. Quell’errore non deve essere commesso nuovamente.
I terroristi di ieri erano fanatici che poterono disporre della base logistica offerta loro dai nemici dell’Italia, coltivati da quella guerra fredda che aveva accompagnato la fine della seconda guerra mondiale. I terroristi di oggi sono più isolati, ma non per questo incapaci di tessere legami internazionali con chi, pur ridendo della loro demenza, approfitta del loro sanguinario nichilismo. Meritano una sola risposta: la repressione.
Si dirà: così facendo s’incrudelisce lo scontro, si consente a qualche altro cretino nerovestito di sentirsi milite in guerra, vendicatore di torti. Penso il contrario: a quelli che sventolano la foto di un’assassina, a quanti dimenticano che s’accompagnava ad un assassino opportunamente freddato, a quanti, novelle iene, sbeffeggiano la memoria di uomini che hanno pagato con la vita l’essere in divisa o il difendere idee di giustizia sociale, a tutti questi si deve dire che la repressione arriva prima che commettano altri guai, e non dopo, magari preparando la strada ad altri cattivi maestri. Sono loro ad avere il volto feroce, e contro di loro è bene s’applichi la forza dello Stato.