Politica

L’interesse alle urne

Credere che le elezioni anticipate siano una specie di sotterfugio per favorire Silvio Berlusconi è un abbaglio. Ritenere, come ha fatto il Corriere della Sera, che si debba cercare di evitarle, anteponendo gli interessi del Paese, significa aver perso l’orientamento, procedendo a tentoni, nel buio, per giunta sopraffatti dalla paura. Le elezioni anticipate, tutto al contrario, sono un appuntamento forse non sufficiente, ma certamente necessario. Accorciare i tempi è nell’interesse del Paese. Lavorare in tal senso è compito e interesse del Presidente della Repubblica. Arrivarci con le proprie gambe e non trascinati per i capelli è nell’interesse dell’opposizione. Ieri Pier Luigi Bersani, come prima aveva fatto Pier Ferdinando Casini, ha dato fiato al temuto concetto: elezioni anticipate. Egli e il suo partito, se ragionassero, avrebbero tutto da guadagnarci.
Nessuno può credere che la frattura nel centro destra si ricomponga. Nel breve volgere di pochi giorni è stato secreto tanto di quel veleno, sparso con tanta di quella rabbia da significare che quei due si detestavano già quando apparivano assieme sul palco. L’unione forzata, dettata dalla convenienza, non ha fatto altro che moltiplicare i rancori e rendere impensabile la convivenza. Basta, quello è un capitolo chiuso. Nessuno, però, può neanche credere che l’amputazione lasci immutato il centro destra, consentendogli di continuare a governare. Può darsi che qualche parlamentare abbia la coscienza con l’elastico, per cui sia pronto a tornare indietro, ma che cambia? Le riforme che non si sono fatte avendo una maggioranza larga non si faranno con una risicata, o addirittura inesistente.
Ci sono i margini, in queste condizioni, per un governo diverso, che escluda un pezzo della passata maggioranza e ne includa uno della passata opposizione? C’è, in altre parole, un margine di manovra per il Qurinale? No, non c’è. I governi alternativi potevano essere di due tipi: a. una maggioranza ricalcata sui confini del partito popolare europeo, escludente Gianfranco Fini e includente Casini, avverso la quale resta il veto della Lega; oppure b. uno governo di tutti contro Berlusconi, il che presuppone la capacità di attirare dall’altra parte la Lega. La quale, non ne parla quasi nessuno, è molto spaccata e dilaniata, dietro le spalle di Umberto Bossi, sicché, per irretirla, le si dovrebbe offrire molto. L’ultima volta che la sinistra ci provò, nel 2001, votarono una riforma costituzionale scassastato, adesso che cosa sono pronti a fare? a costituzionalizzare la secessione? Quindi, per farla breve, l’alternativa alle elezioni anticipate è il protrarsi dell’agonia.
Che nuoce, assai, alla salute del Paese. A quella economica, perché non basta il rigore dei conti, non basta rassicurare i mercati internazionali, occorre anche riprendere la via dello sviluppo, rilanciando una competitività che, invece, scema. A quella istituzionale, perché nel restare senza governare e nell’opporsi senza far cadere si coltivano tutti i possibili vizi che indeboliscono le democrazie. Alla salute morale, che ci vuol pure poco.
Il voto anticipato non è una passeggiata, per Berlusconi. Nel 2008 ha vinto, nel 2010 ha confermato il successo, ma quel che porta, davanti agli elettori, è un fallimento. E pesa. Inoltre dovrà tenere in equilibrio due pesi enormi: le pretese della Lega e il bisogno di prendere voti al sud. Fu al sud, l’ultima volta, che il centro destra vinse le elezioni, mica al nord. Berlusconi, però, ha due vantaggi: 1. raccontare che quel che non è riuscito a fare è perché non glielo hanno fatto fare, quindi chiedendo la forza di andare avanti: 2. attorno a sé ha il vuoto di politica, con tutti gli altri che non riescono a elaborare un concetto o dar fiato ad una frase che non sia tutta centrata su lui stesso. E’ una partita da giocare, ma può giocarla.
E l’opposizione, perché avrebbe interesse ad anticipare le urne? Prima di tutto perché un’opposizione che ha il solo scopo di restare minoranza ed evitare gli elettori è composta da gente che se la fa sotto. E non è un gran spettacolo. Poi perché nel voto la sinistra ha un’opportunità: il diverso sistema elettorale rende possibile una diversa maggioranza fra Camera e Senato, rendendo necessario un accordo istituzionale. L’idea di governare andando contro la maggioranza degli elettori è antidemocratica, eversiva. Ma, in quel caso, sarebbe lo stesso Berlusconi a trovare utile non impedire il clima da cui far nascere la terza Repubblica. A quel punto, forse, sia che diano luogo a una maggioranza solida, sia che creino le condizioni per obbligare ad una tregua, ove, comunque, sia resa chiara l’impossibilità di allungare la già scialba e non profumata broda della seconda Repubblica, le elezioni anticipate sarebbero state non solo necessarie ma anche (il cielo ci assista) sufficienti. Una sinistra che faccia politica non può non pensarci.
Contro le elezioni, in definitiva, è ragionevole si trovino solo quanti hanno, oggi, una rappresentanza parlamentare superiore al consenso elettorale cui possono aspirare, e quanti sperano che l’agonia s’allunghi perché di mestiere fanno gli avvoltoi. Ritengo che, nell’interesse collettivo, si possa fare a meno degli uni e degli altri.

Condividi questo articolo