Politica

L’Italia che non cambia

Secondo Piercamillo Davigo sarebbe stato bene che Berlusconi si dimettesse da capo del governo, dato che sapeva di essere sotto inchiesta. Ricevette poi l’avviso di garanzia.

Adesso, con D’Alema, arriva a Palazzo Chigi il primo presidente già indagato. Poco male, l’avviso di garanzia non è una condanna anticipata (come noi abbiamo sempre sostenuto, e contrariamente a quel che altri, D’Alema compreso, si sono guardati bene dal ripetere).

Un cavallaro fu prima assunto e poi licenziato, ad Arcore. Pare fosse in affari con ambienti poco puliti, forse mafiosi. La cosa è stata ripetuta fino alla nausea, ad indicare, se non un concorso in reato, quantomeno un deprecabile stile di vita. Un altro cavallaro, a Capalbio, non era licenziabile perché socio del principe Caracciolo. Pare possa essere implicato nel riciclaggio di denari provenienti da un riscatto. Speriamo che sia innocente, le cronache, intanto, ci comunicano solo che il principe ha pianto. Escluso il concorso nel reato, ciò testimonia solo di un animo sensibile.

Quest’Italia ben la conosce il capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro. Egli ben sa che a discostarsi da certe coperture c’è sempre il rischio di trovarsi implicati in faccende poco commendevoli. E lui certe cose non le farebbe mai.

E’ l’Italia doppia ed ipocrita, quella che non ha neanche bisogno di passare la velina ai giornalisti, tanto, animati da atavica viltà, se la scrivono da soli.

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