Politica

Lo sgorbio

Silvio Berlusconi si sbaglia, alla grande: se dovesse divenire legge l’emendamento presentato dal governo, la nuova norma sulle intercettazioni telefoniche non sarebbe come l’attuale, ma nettamente peggiore. La vicenda è avviata su una china tragica e grottesca. Non sono valsi a nulla i nostri ripetuti avvisi, l’avere scritto con chiarezza e in anticipo che ci si precipitava verso il dirupo, perché è prevalsa una lettura tutta tattica della faccenda, un’attenzione tutta rivolta ai giochetti di palazzo. Ora c’è un ulteriore errore da evitare e due vie per uscirne.

Gli orrori dell’emendamento sono già stati illustrati da Filippo Facci, che a messo in evidenza quanto il criterio della “rilevanza” sia privo di significato concreto, talché si finirà con il procedere secondo l’attuale andazzo: ciascuno come gli pare. Ma c’è di peggio, perché in quello sciagurato emendamento, la cui unica attenuante può consistere nell’essere stato scritto sotto ricatto, si sostiene che le intercettazioni telefoniche possono essere pubblicate anche prima dell’udienza filtro, quindi prima che se ne discuta la “rilevanza”, sol che ciò piaccia al pubblico ministero, e ove le conversazioni siano contenute in un mandato di custodia cautelare. Traduco: non solo leggerete di tutto, ma per potere procedere avranno dovuto arrestare. Questi geni del diritto, questi giuristi sbandati, sono riusciti a inventare un motivo di più per arrestare. Che se ne sentiva proprio il bisogno.

Accanto a queste osservazioni, che non oso definire “tecniche” perché sono palesi anche ad un intronato, si deve aggiungere l’enorme danno politico. La presunta minoranza finiana fa da guida alla presunta maggioranza berlusconiana, come osservava Maurizio Belpietro, con l’aggiunta che nessuna delle due componenti sa né che cosa esattamente compone, né dove cavolo si va a parare. Il risultato non è zero, ma negativo. Perché la giustizia ha assoluto bisogno d’essere riformata, ma il centro destra, ancora una volta, si consuma su roba secondaria e limitata, portando a casa risultati ridicoli e controproducenti. Questa è la dura e cruda verità, sicché Berlusconi è uno spericolato ottimista nel sostenere che sarà tutto come prima. Magari!

Mentre i politici, ragazzini indisciplinati e teppistelli, giocano in cortile con roba che non sanno maneggiare, capita che i procuratori di Caltanissetta rilascino dichiarazioni tali che, in un qualsiasi sistema sano e normale, sarebbero causa della loro estromissione dalla magistratura. Ma questo è niente, perché rientra nel funereo folclore giudiziario (sulla strage di via D’Amelio ci sono sentenze passate in giudicato, che sappiamo essere totalmente sbagliate, ci sono diciotto anni d’indagini, che hanno portato a quei brillanti risultati, e questi vengono a dire di avere la verità in mano, dimostrando che nessuno ha spiegato loro cos’è e come funziona la giustizia). Il dato più clamoroso consiste nella condanna del comandante del Ros dei Carabinieri, davanti alla quale s’è raggiunta l’unanimità dell’ipocrisia e della viltà. E’ un tasto sul quale batto da solo, il che dimostra che ho torto, o che siamo circondati da gente che teme molto per sé, ma è evidente che delle due l’una: o la magistratura è degna di fiducia, e allora il condannato deve dimettersi, o il condannato resta al suo posto, e si mette mano ad una riforma profonda della giustizia. Giungono a questo bivio, i nostri politici, di destra e di sinistra, ma solo per appartarsi e farsela sotto.

Questi sono i veri problemi, mica la farsa legislativa sulle intercettazioni. Dalla quale, comunque, si deve pur uscire. Come? L’errore (ulteriore) da non commettere è quello d’insistere nell’approvazione dello sgorbio governativo. Basta, piantatela lì. Dopo di che avete due possibilità. La prima è la più seria e la espongo come se a qualcuno importasse qualche cosa della sostanza dei problemi: le intercettazioni telefoniche, a cura delle forze di sicurezza, devono essere praticamente libere, ma non costituiscono mai prova e non vengono depositate davanti al giudice, sono strumenti d’indagine e prevenzione; non trasformandosi mai in incartamento processuale non sono mai pubbliche, sicché non possono mai essere pubblicate; ove questo avvenga vuol dire che c’è un funzionario (non un giudice) infedele, una volta individuato e condannato il quale si può condannare anche il giornalista suo complice. Vabbe’, tanto nessuno crede che si stia parlando seriamente, quindi passiamo alla seconda possibilità, più furbesca: prendete il disegno di legge Mastella, metteteci le firme e presentatelo al Parlamento. E’ cento volte meglio del mostriciattolo che avete partorito e, per giunta, la sinistra non solo lo presentò, ma lo votò, quindi ci facciano vedere come fanno a rimangiarsi il tutto.

Purtroppo, però, la politica è colma di gente che non sa quel che dice, o se ne rende conto e ne prova timore. Purtroppo si perdono mesi e anni appresso a questioni parziali, sprecando tempo che dovrebbe servire per riforme vere e profonde, che ci mettano al passo con il resto del mondo civile (dal quale siamo fuori). Quindi, non è escluso che scelgano la terza possibilità: mediare, trattare, truschinare, rimandare, in attesa di capire se Gianfranco e Silvio faranno la pace o condurranno la guerra. Posto che non si ha idea di quale sia l’utilità e la finalità concreta della pace, così come della guerra.

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