Politica

L’onore dei comunisti

Il nostro è un paese che ha deciso di massacrare la propria storia, di sputtanare il proprio passato, di pregiudicarsi ogni possibile rispettabilità. Fonda il proprio presente sulla menzogna, sulla negazione dell’evidenza, sull’occultamento degli anni passati.

Ma la menzogna genera sfiducia e disonore. Così accade anche per i dollari sovietici che hanno finanziato tutta intera l’attività del glorioso Partito Comunista Italiano, da cui nacque (in totale continuità di uomini ed idee) il Partito Democratico della Sinistra, da cui sono nati (in totale continuità di uomini ed idee) i Democratici di Sinistra.

“Il Giornale” sta conducendo un’interessante inchiesta sui finanziamenti sovietici ai comunisti italiani. Noi avevamo anticipato la cosa pubblicando una riflessione e dei documenti tratti dal libro di Vladimir Bukovskij (“Gli archivi segreti di Mosca”). Le reazioni a queste pubblicazioni sono di due tipi: grande congiura del silenzio e negazione dell’evidenza. La congiura del silenzio fa sì che di queste cose non parli mai la stampa cosiddetta indipendente, e meno che mai la televisione, lasciando il lavoro solo a coloro i quali possono essere etichettati come “nemici della sinistra”. La negazione dell’evidenza spinge, incautamente, taluno a dire che le notizie pubblicate sono “infondate” o “inesatte”. Suvvia, che la dittatura sovietica finanziasse i comunisti italiani lo sapevano tutti, ma proprio tutti. Li finanziava con spedizioni di dollari, con percentuali su traffici commerciali, sull’esportazione del petrolio, tramite il sistema delle cooperative. E benissimo lo sapevano Occhetto e D’Alema, quando, orgogliosi, mostravano i telegrammi brezneviani plaudenti le loro iniziative per la pace (ovvero contro l’armamento difensivo occidentale).

Ma i fatti sono fatti, ed hanno la testa dura. Così, alla fine, questa tattica dello struzzo e del bugiardo trascinerà nel fango una tradizione politica che ha gloria ed onore. Con questo atteggiamento si confonderà, nella condanna per aver preso soldi lordi di sangue e di gulag, anche una figura come Giorgio Amendola. Uomo di formazione crociana, dotato di senso dello Stato, protagonista di una indimenticata (da pochi) stagione di rigore e responsabilità.

Perché far vincere l’ipocrisia vile ed autolesionista? Perché ripetere l’incredibile esperienza di tangentopoli, nel corso della quale un mondo politico democratico non ebbe il coraggio di assumersi responsabilità ovvie, aprendo le porte al proprio massacro? Ma, si dirà, questa volta non c’è la magistratura d’attacco che metterà le mani su chi prese i dollari sovietici (fino al 1991, esattamente come per tangentopoli); non c’è il giornalismo “coraggioso” che suonerà la grancassa alle inchieste; non ci saranno inchieste né impalamenti mediatici. E sia, ma questo non cambia la sostanza delle cose.

Non ci saranno suicidi di militanti comunisti inquisiti, ma, così andando le cose, ci sarà il suicidio di un passato che meriterebbe di essere valutato per quello che è, con le sue colpe e con le sue glorie. Ed alla fine ne uscirà più povera la politica, vale a dire la realtà civile di un paese che, in questo, e già tanto povero.

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