Politica

L’opposizione in maggioranza

L’opposizione ha puntato tutto sulla demolizione personale del presidente del Consiglio, aiutata da un modo disinvolto di selezionare gli ospiti nella sua casa. Anche in altre democrazie è capitato di vedere capi di governo finire sotto accusa, o addirittura capitolare per le proprie dissolutezze, presunte o reali, ma è difficile

ricordare un precedente in cui foto e registrazioni abusive siano state il contenuto ideale e politico di chi pretende di governare al posto di chi ha vinto le elezioni. Alla lunga, poi, anche la campagna di stampa ha stufato, producendo due effetti negativi: l’opposizione è sempre più priva d’idee e proposte, mentre il costume della vita pubblica si slabbra in modo inarrestabile. Da una parte, quindi, il moralismo senza etica prova ancora a dar la spallata, dall’altra la politica ricompare, torna a far sentire il suo peso, ma dentro la maggioranza. Dove non poté la lussuria, rischia di mordere la pressione degli interessi contrapposti.
Si guardi a quel che capita attorno al tema del Sud. La “questione meridionale” si trascina da oltre un secolo, nasce con l’unità stessa dell’Italia, resta irrisolta nonostante il fiume di quattrini spesi, eppure sembra che sia stata scoperta quest’estate, allorquando un gruppo di esponenti della maggioranza manifestano un incontenibile malumore per la loro irrilevanza politica, indispettiti dal peso preponderante di chi rappresenta il Nord. Da quel momento si scatena un dibattito per molti aspetti ozioso, che fin dall’inizio abbiamo considerato come mero riflesso di un reclamato riequilibrio dei poteri. Ma succede anche una seconda cosa: mentre dentro al governo si scucuzzano a dovere, sulla stampa fioriscono le narrazioni dei soldi sprecati e delle tasse non pagate. Naturalmente al Sud. Che è, diciamolo, la scoperta dell’acqua calda, che se così non fosse non si vede come intere regioni potrebbero continuare ad avere un tasso di sviluppo inferiore alla media nazionale, che è già bassa rispetto alla media europea. Ma anche l’acqua calda torna utile, visto che con le docce fredde non si andava da nessuna parte, e calcare la mano su quei temi serve a soffiare sul fuoco del contrasto interno alla maggioranza.
Il governo, del resto, ha subito offerto il fianco ad un nuovo fronte d’attacco, visto che Umberto Bossi è riuscito a dire che non solo si dovrebbero ritirare i nostri militari dall’Afghanistan, ma da ogni altro luogo dove stanno svolgendo una funzione richiesta dalla comunità delle democrazie occidentali e, naturalmente, rischiano la vita. E’ vero che lo stesso leader della Lega ha subito frenato, sebbene non invertito la rotta, ma le sue parole, in un momento così difficile, non possono certo essere state un caso. Credo che la politica internazionale c’entri poco (ed è appena il caso di ricordare che quello è un terreno dove la prudenza, anche verbale, dovrebbe essere massima, tanto più che l’opposizione s’è comportata in maniera responsabile). Non sono gli scenari globali ad agitare Bossi, perché egli ha semplicemente voluto chiarire che non intende recedere un passo dal ruolo che ha conquistato. Che, non dimentichiamolo, è cresciuto assieme ai guai di Berlusconi. Non credo che a Bossi importi un accidente di cosa faccia il capo della maggioranza quando si reca a casa propria, ma immagino non gli sia dispiaciuto aiutarlo a fronteggiare attacchi che hanno lasciato cicatrici.
Il governo, inoltre, ha un bel chiedere che ci si occupi anche dei suoi successi, che ci sono e sono rilevanti, perché sarà difficile farsi ascoltare dai critici quando a fregarsene sono gli amici. E sarebbe ingenuo non osservare che dopo la vicenda della spazzatura napoletana, capace, da sola, di seppellire qualsiasi classe dirigente locale, qualsiasi amministratore che avesse così ridotto il territorio governato, capita che la foto di Bassolino ricompaia sui giornali proprio nel contesto del nuovo, presunto e per molti aspetti immaginifico “partito del Sud”. Bassolino, insomma, viene riciclato proprio dalle divisioni interne alla maggioranza. E per riciclare Bassolino ce ne vuole, visto che lui rifiutava tale trattamento ai rifiuti.
Fra qualche giorno la politica chiuderà i battenti. Il Parlamento andrà in vacanza per un mese e mezzo (ma si può? quand’è che sentiranno il dovere di evitare tali dissennatezze?), il governo non si riunirà più. Cominceranno le settimane delle interviste riflessive, nelle quali si contiene quasi esclusivamente il bisogno dell’intervistato di segnalarsi ancora in vita. Ma il calendario corre, ed a settembre saranno dolori.
Si è a lungo parlato della crisi economica, quando ancora da noi non se ne sentivano gli effetti. A settembre si vorrà parlare della ripresa, ma non se ne avvertirà ancora la presenza. In compenso si perderanno altri posti di lavoro e qualche fabbrica non riaprirà i battenti. I segnali di ripartenza ci sono, ma l’agognata ripresa, quando si manifesterà, porterà tanta più inflazione quanto più sarà vigorosa. Non è una tragedia, anzi, ci sono i lati positivi, ma non per il potere d’acquisto delle famiglie. Non nell’immediato, almeno. A queste scadenze il governo arriverà indebolito, sfilacciato, con rapporti interni che sono divenuti tesi. Non so se a qualcuno importerà disporre di qualche altra informazione sulle feste sarde, o sulla singolare concentrazione di mondane in quel di Bari, ma so che all’Italia non basterà una cura basata sulla riservatezza.
Senza un colpo di reni, senza una nuova progettualità nell’azione di governo, e senza nuova fiducia fra le sue diverse componenti, si rischia di dovere maneggiare una miscela esplosiva. Quello sarà il momento della verità, e non è certo confortante vedere che, dopo tante polemiche, gli attacchi più efficaci sembrano nascere dentro la maggioranza.

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