Arturo Parisi ha ragione: è bene che sulle missioni militari all’estero ci sia la più vasta maggioranza parlamentare, ma i voti dell’opposizione non possono sostituire quelli del governo. Il contingente italiano in Afghanistan sarà incrementato e saliranno le spese. Quello in Libano è esposto a gravi pericoli, anche se non se ne parla mai. La decisione di intervenire con le armi, per liberare i due rapiti italiani, è stata rischiosa, solo a metà fortunata, ma assolutamente giusta. Tutto questo impone un comportamento responsabile della politica, e se l’opposizione non deve anteporre faccende elettorali agli interessi nazionali, la maggioranza non può pensare di scomporsi, come su altri temi ed interessi regolarmente capita.
Ma non c’è solo un problema di dignità politica e coerenza personale. Il governo ha un problema politico rilevante, e non è possibile che si mantenga una linea, differenziata da quella della altre democrazie occidentali, più morbida nei confronti dell’Iran, nel mentre i nostri soldati combattono per sequestrare le armi e gli aiuti che gli iraniani inviato ai talebani. Non è possibile continuare a fare sponda all’Iran, che sostiene essere esclusivamente civile la corsa all’atomica, e, contemporaneamente, avere truppe schierate dove Israele bombarda la corsa atomica di un alleato degli iraniani.
Sulla legge finanziaria tutto è possibile, con un tira e molla che si ripete ogni anno e che suggerisce l’opportunità di cancellare l’esistenza stessa di quella legge. Si può far convivere estremisti e rigoristi, reazionari e riformatori, tanto la partita non si risolve mai e si aggiorna ora dopo ora. La politica estera, e gli interessi italiani, specie dove ci sono militari italiani a presidiarli, non consentono analoga disinvoltura. Parisi dice che, se la maggioranza si sfarinerà, ne prenderà atto. Per la verità già in passato la maggioranza non è stata tale, proprio sul tema afgano, ed allora si negò che la cosa avesse rilevanza politica. Criticammo quella leggerezza, ed oggi riconosciamo l’importanza della ritrovata consapevolezza. Aggiungo che spero, su questo, la maggioranza tenga. La crisi, auspicabile, deve essere cercata altrove. Se non terrà, però, le parole di Parisi saranno l’anticipato annuncio che è l’ora di scrivere la parola: fine.