Leggendo il rapporto Censis di quest’anno apprendiamo che il 48% degli italiani vorrebbero un uomo forte al governo. Si tratta di un istituto serio e non ho dubbi sulla correttezza della rilevazione. Facciamo, semmai, uno sforzo di interpretazione, perché credo che dietro quella risposta si nasconda un equivoco.
Per “uomo forte” s’intende quello capace di governare senza lasciarsi fermare da pressioni, compromessi e maggioranze rissose. Lasciamo da parte eventuali nostalgie ventenniche, che non potrebbero certo arrivare a quel risultato. Ebbene, ci sono stati diversi soggetti che si sono candidati a essere governanti decidenti. Nel passato recente e nel presente. Eppure, almeno fin qui, non hanno mai preso la maggioranza dei voti e sono stati sconfitti da elezioni e/o referendum. Gli italiani, insomma, hanno dimostrato di aspirare all’uomo forte almeno quanto sono pronti a detestarlo.
Ho l’impressione che i censiti tifosi dell’uomo forte siano quelli che lo vogliono capace di zittire gli altri, intendendosi per tali quelli che la pensano diversamente e non tacciono deferenti. I quali altri sono abbastanza numerosi da indebolire il forte fino a dissolverlo.
Forse servirebbero persone (plurale) che non cantino solo a orecchio e che oltre ad essere intonate siano anche coerenti. Competenza & coerenza. Riconoscendo nelle diversità di idee e ricette una ricchezza e non un fastidio. Il che, però, richiede elettori che scelgano per idee e convenienza e non per mero tifo e partito preso. Servirebbe, più che un uomo, cittadini forti, capaci di riconoscere le ragioni di chi la pensa diversamente e pronti a ragionare su problemi e rimedi, piuttosto che su contrapposizioni e insulti. Tanto per finirla con la rabbiosa conta contro e provare a far la conta pro. Saremmo tutti più forti.
DG, 21 dicembre 2019