Lo dico subito: ammiro Marco Pannella: combattente tenace e coraggioso; capace di sollevare temi, come quelli odierni della Corte Costituzionale, che mettono in evidenza le radici laiche, il senso della legge e dello Stato; costante nel richiamo di antenati che ci sono comuni.
Marco Pannella non merita l’ipocrisia del generico ossequio, egli è persona in tutto e per tutto politica, motivo per cui non intendo tacere le ragioni del mio radicale dissenso.
Non mi sono mai iscritto al Partito Radicale, pur essendo caduto molte volte in tentazione, ma accanto a tesi che condivido interamente ve ne sono altre che altrettanto interamente mi dividono da loro. Non è questo il punto. Il fatto è che Pannella è animato da un egocentrismo esasperato, che gli impedisce di trasformare in forza politica alcuni dei suoi miracoli, anzi, che gli impone di affiancare ai miracoli dei prodigi demolitori, in modo da potere coltivare il deserto attorno a sé.
Ai radicali, quindi a Pannella, si deve uno dei migliori mezzi d’informazione: Radio Radicale. Lasciamo stare se svolge o meno un servizio pubblico, perché temo che tale definizione suoni bene ma significhi poco, il fatto è che Radio Radicale è davvero un’ottimo strumento, uno spazio di competenza e libertà. Sempre a Pannella si deve, però, la continua devastazione dello spazio lasciato dall’inesistenza di un moderno partito liberale, o democratico che dir si voglia. Ha fatto di tutto per esserne l’unico protagonista, ed ha fatto anche di più per demolirne in continuazione le fondamenta.
La sua capacità mediatica è sensazionale, ma non meno efficace è la sua capacità di utilizzarla per cambiare le carte in tavola. Provate a chiedere di Pannella in giro, vi daranno risposte diverse ed opposte, ma, comunque, il minimo comun denominatore sarà: è un pazzo, ma ci ha dato diritti civili importanti, come il divorzio e l’aborto. Ecco, Pannella, invece, pazzo non è affatto, ma il divorzio e l’aborto li abbiamo non grazie a lui, bensì nonostante lui. E’ riuscito a convincere molti del contrario, ma nella trappola è cascato solo chi non pensa sia utile conoscere le cose.
Oggi pone molti, ancora una volta, innanzi al ricatto della propria vita. E’ un ricatto, si, ma non per questo perde i tratti della visionaria nobiltà. Il fatto è che tale ricatto può funzionare sugli ipocriti, su quanti considerano Pannella alla stregua di un santone laico, su quanti non ne accettano e comprendono l’integrale politicità. Io lo ammiro abbastanza da sapere che egli non “rischia” di morire, egli lo desidera, ma desidera che sia un fatto politico, desidera che sia la smentita della propria morte: lo danno per finito? e lui, invece, non finisce mai, e se finisse sarebbe la dimostrazione che non era finito.
Come si fa ad associarsi? E come si fa a dissociarsi? Il ruolo di padre non gli si addice, è il fratello maggiore che amiamo per sangue e detestiamo per ragione. Comunque non merita il servo encomio, così come non consente (e non merita) l’oblio. Voglia gradire (e se non gradisce è lo stesso) questa catulliana dichiarazione di odi et amo.