Politica

Mastellati ed impietriti

Non so quanto lo scontro fra Di Pietro e Mastella interessi gli italiani, ma è destinato ad incrudelirsi. Per l’ex magistrato dall’idioma memorabile (a proposito, gli ho sentito dire che è pronto a lanciare la stampella come come Micca. Per la cronaca: quello era Toti, con una sola T) l’uomo di Ceppaloni critica troppo i magistrati e pretende di sindacarne gli atti. Per quest’ultimo il collega farebbe bene ad occuparsi delle infrastrutture, che sono penose. Per noi, più sinteticamente, potrebbero entrambe trovarsi un’altra occupazione. Fatto è, comunque, che Mastella ha preannunciato una lettera a Prodi, e se anche Di Pietro si mette a scrivere c’è da temere che nevichi ad agosto.
L’alato scambio di vedute mi pare interessante sotto un diverso profilo. Da un po’ di tempo si sono tutti messi a sostenere quel che scrivevamo solitari ed assai per tempo: il bipolarismo delle coalizioni impolitiche, messe assieme solo a scopo elettorale, non funziona. Solo che se ne da tutta la colpa, nel caso dell’attuale maggioranza, alla sinistra estrema, detta radicale o antagonista. Non è solo così. Nel caso della giustizia, ad esempio, sono altri gli estremismi con cui fare i conti, anzi, era proprio di Rifondazione Comunista un candidato a quel ministero (Pisapia) che fu bloccato da un veto dell’Associazione Nazionale Magistrati, aprendo la via a Mastella che, sono parole sue, della giustizia non s’era mai occupato e non sapeva niente. La politica debole, inesistente, degradata a partitismo, è preda degli estremismi, ma questi non sono solo di tipo ideologico, bensì anche di natura corporativa. E’ per questo che assistiamo al grottesco di un ministro (Mastella) che cede tutto alla magistratura politicizzata e si trova ad essere criticato da un collega (Di Pietro) che lo ritiene troppo critico verso la corporazione togata. E tutti e due i ministri fanno capo al centro politico. Non sono estremisti ideologici, eppure sono incompatibili. Se anche si eliminassero i comunisti dal governo, loro resterebbero espressione di politiche opposte.
Non basta e non serve, allora, dire che il bipolarismo non funziona, si deve andare un passo oltre ed accorgersi che quando la qualità della classe politica è così poco esaltante non sarà l’ammucchiarsi al centro a poterla rendere migliore.

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