Politica

Miti migranti

Gentile la signora Merkel, a volere aiutare l’Italia. Ma sbaglia. Semmai va ringraziata, mentre quella che va aiutata è l’Unione europea. Che corre il rischio di divenire clandestina nella storia. L’Italia, dal canto suo, ha appena ricevuto una rampogna formale della Commissione europea: di 92mila persone sbarcate, dall’inizio dell’anno, solo di 29.881 sono state rilevate le impronte digitali e avviata l’identificazione. Così, nel giro di poche ore, si sovrappongono la solidarietà e la reprimenda, si confondono migranti con profughi. Realistico ritratto del caos.

L’immigrazione è un dramma reale, i governi non cerchino fughe irreali. Convocare un vertice europeo può essere utile, ma solo a condizione di sgomberare il campo dalle ipocrisie e concordare preventivamente i possibili provvedimenti. E’ evidente che molti hanno paura delle rispettive opinioni pubbliche. Se può essere loro di conforto, provino a immaginare quali saranno le conseguenze se si continua con i rinvii e le fughe. Si cominci con il non alimentare miti propagandistici, come i quattro che seguono.

1. Inutile chiedere un “diritto d’asilo europeo”, come hanno fatto Matteo Renzi e altri. Il diritto d’asilo è disciplinato dalla Convenzione di Ginevra (1951) e successivi aggiornamenti. Fonti che hanno valore globale (almeno per i paesi che le riconoscono). L’Unione europea si dotò del regolamento di Dublino, aggiornato due volte, non per definire un proprio diritto d’asilo, ma per amministrarlo all’interno. E’ stato un fallimento. Si tratta di rimediare istituendo non un nuovo diritto, ma procedure e amministrazione comuni. Altrimenti sono parole al vento.

2. Supporre di potere selezionare gli asilanti nei loro paesi d’origine, cosa anche questa sostenuta da Renzi, significa non avere chiara la distinzione fra profughi ed emigranti: in quei paesi c’è la guerra e sono in atto persecuzioni. Se così non fosse non sarebbero profughi che chiedono asilo, ma emigranti economici. Difficile che si distingua gli uni dagli altri se non si riesce neanche a capire la differenza fra loro. Esclusa la scelta a domicilio, dunque, si tratta di individuare aree di afflusso, presso le quali far funzionare la comune amministrazione europea, separando chi ha diritto d’entrare da chi deve essere respinto. Ho descritto l’opportunità che siano aree giuridicamente extraterritoriali. E’, comunque, determinante che siano aree comunemente individuate e amministrate. Questo deve essere il secondo obiettivo del vertice.

3. Curioso che i tedeschi siano ora considerati “buoni”, perché la signora Merkel ha annunciato la sospensione unilaterale di Dublino. La fissazione germanocentrica, nelle versioni germanofoba e germanofila, gioca brutti scherzi, talché quei governanti sono considerati nemici dell’Ue se ne reclamano il rispetto dei trattati, mentre amici della medesima se ne sospendono gli effetti. Curioso davvero. Ma, a parte questo, forse è il caso di ricordare che la Germania non ha frontiere esterne né all’Ue né all’area Schengen. Che stanno sospendendo? Al più sospendono il reclamo presso terzi per il non rispetto di Dublino. Sospendono per potere unilateralmente decidere di accogliere tutti i siriani che lo chiedono. Non va mica bene. E’ ingiusto sotto l’aspetto generale, perché un profugo che scappa dalla teocrazia iraniana non ha nulla di meno di uno che scappa dalla guerra siriana, o libica, sicché scegliere per nazionalità ha più l’aria d’ipotecare gli assetti futuri che non soccorrere i disperati odierni. E non va bene dal punto di vista europeo, proprio perché, ancora una volta, quella è una scelta nazionale e non dell’Unione.

Le guerre hanno riflessi vasti. Una potenza economica, quale l’Ue è, o si rassegna ad accogliere tutti i fuggiaschi o si decide a intervenire, con la diplomazia e il suo naturale presupposto e continuazione, ovvero la forza, per stabilizzare le aree dei massacri. In Libia s’è fatto l’opposto.

4. Posto che il Regno Unito non aderisce a Schengen, rammento che l’espulsione dei vagabondi, per non dire dei delinquenti, vale anche dentro quest’area. Figuriamoci fuori. In quanto alla residenza, non posso neanche trasferirla da una città all’altra d’Italia, se non trasferendo me stesso e i miei interessi, altrimenti trattasi di trasferimento fittizio (almeno in questo Renzi è un esperto), che può essere perseguito. In UK entro ed entrerò liberamente, accettando il controllo d’identità (anche per le strade italiane sono tenuto). Potrò studiarci e lavorarci. Non potrò oziarci e profittarne, come non posso neanche oggi. Di fatto, quindi, il governo inglese non ha fatto altro che annunciare controlli per il rispetto delle regole, anche in modo da evitare i lavoratori in nero. Sarebbe bene lo facessimo anche noi, ma non ha nulla a che vedere con quel che si è letto.

Il problema è assai difficile, non è il caso di complicarlo con propagande verbali che diventano equivoci fattuali.

Pubblicato da Libero

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